Una guerra tra fazioni per l'imam licenziato alla moschea di Jenner

In rivolta i sostenitori della guida spirituale cacciata. Ore di tensione nel centro islamico

Una guerra tra fazioni per l'imam licenziato alla moschea di Jenner

Come confermano i numerosi video realizzati con il telefonino da molti tra i presenti, in pubblico tutto è esploso venerdì intorno alle 13,30 al Palasharp, prima della preghiera a cui partecipavano oltre 3mila e 500 persone. Dalle immagini emerge la rabbia della marea di fedeli musulmani che, impedendo l'inizio del rito religioso, con il dito puntato grida «Harami! Harami!» che in arabo significa «ladri». Tanto impeto - che poi si capirà essere indirizzato all'attuale direttivo del centro culturale islamico di viale Jenner «orfano» dal novembre scorso dello storico responsabile Ali Sharif impossibilitato a mantenere il suo ruolo, esprime il disappunto dei fedeli per il licenziamento, con decorrenza da martedì 31 luglio, dell'imam di origine egiziana Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi, 47 anni, da due anni seguitissima guida coranica della comunità maomettana che gravita intorno a viale Jenner. «Un dottore», assicuravano ieri davanti al centro islamico, «un vero e proprio teologo mandato da Allah: qui non c'è nessuno che conosca la nostra religione e sappia parlare alla gente come lui».

Una figura senz'altro carismatica che però, secondo quanto raccolto dalle forze dell'ordine e verbalizzato, in questi mesi, «spinto dal desiderio di sostituirsi al direttivo, avrebbe messo in cattiva luce un altro egiziano, il 53enne Ibrahim Youssef Farag Abdelhamid, subentrato ad interim per statuto come presidente della moschea a Sharif». Spingendo così lo stesso direttivo, «con una lettera formale, a destituire Abdelghani dal suo incarico».

La tensione, però, con il passare delle ore non tende ad alleggerirsi. E la protesta del Palasharp ha un seguito inaspettato in serata. Come spiegheranno le forze dell'ordine, intorno alle 18,30 (quindi molto lontano dall'orario della preghiera) dopo un lungo parlottare sul marciapiede all'angolo tra la moschea di viale Jenner e via Butto, un gruppo di una trentina di fedeli guidati dall'imam Elnadi Abdelghani prende l'iniziativa e forza il lucchetto che chiude l'ingresso del centro culturale islamico. L'atto dimostrativo, tra grida e spintoni, spaventa molti residenti spingendoli a telefonare al 112. E all'arrivo degli uomini del Nucleo informativo dei carabinieri del Comando provinciale di Milano, in molti frequentatori della moschea ammettono candidamente di aver violato l'ingresso «solo perché era chiuso» e loro desideravano «riunirsi in preghiera». Dopo una serie di animati litigi verbali tra quelle che immediatamente si palesano come due fazioni ben distinte - con i militari dell'Arma che in ogni modo tentano di fare da paceri - tutti gli appartenenti alla comunità islamica, insieme all'imam destituito, pregano insieme all'interno del centro culturale e gli animi sembrano placarsi. E intorno alle 23 i fedeli fanno ritorno a casa.

Già nella prima mattinata di ieri, però, si comprende che quella che ha tutti i crismi della piccola rivoluzione, non accenna a chetarsi. Crocchi di fedeli si mettono a discutere prima tranquillamente e poi con foga davanti alla moschea chiusa e dentro al bar tabacchi dove - intorno a un tavolino c'è chi annuncia, soddisfatto, che «il presidente del centro è andato a sporgere denuncia in questura contro l'imam allontanato» -, mentre arrivano fedeli appena giunti addirittura dalla Gran Bretagna proprio per cercare di comprendere «la portata di questo tumulto all'interno della comunità islamica milanese» come spiegano in un italiano perfetto e senza inflessioni. I «seguaci» di Elnadi Abdelghani, coloro che lo difendono come «l'uomo che ha smascherato il direttivo» e lo reclamano ancora come guida spirituale, però, sono tanti e alle 13,.30 la folla di uomini che entrano in moschea per la preghiera, iniziano nuovamente a litigare.

La Digos li tiene d'occhio, ma la discussione si calma e poi riprende esattamente con gli stessi toni alle 17,30, durante l'altra preghiera. «Non troveranno mai un accordo, non possono trovarlo» ci confida un fedele, prospettando una torrida estate islamica a Milano. Come se non ci fosse già abbastanza caldo.

Paola Fucilieri

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