"Integralisti sono un pericolo reale. E attenzione ai soldi arabi"

Fratelli musulmani, parla la leader somala liberale "Sumaya? Palazzo Marino e Pd ora devono chiarire"

"Integralisti sono un pericolo reale. E attenzione ai soldi arabi"

Maryan Ismail, un giudice ha archiviato la querela presentata da Sumaya Abdel Qader, consigliera Pd, che si riteneva diffamata dagli accostamenti ai Fratelli musulmani. Che significa?

«È un momento importante. Il mio percorso è iniziato 9 anni fa quando 5 ragazze musulmane chiesero a Pisapia una moschea trasparente come una casa di cristallo. La separazione fra Stato e religione e il no all'islam politico sono decisivi».

Ora c'è più chiarezza.

«È un momento di chiarezza. Ora i rapporti con i Fratelli musulmani vengono confermati, per quanto riguarda la Fioe e Femyso. Abdel Qader aveva escluso facessero parte di quel mondo. E dei Fratelli musulmani aveva detto: È una realtà complessa che sto studiando da sociologa. La sta studiando e non si rende conto che la galassia è quella? Chiarisco che non c'è niente di personale fra noi. Io ho posto queste questioni e sono state negate, anche nel Pd. Continuo a porle».

A chi le pone ora?

«Per esempio al sindaco che ha ridato fiducia alla consigliera, dichiarando però di volersi rifare ai consigli di Matteo Forte. Sala deve chiarire la sua posizione a mio avviso».

Anche perché sull'islam politico il consigliere Forte pone le stesse questioni che pone lei...

«Certo, e le poniamo anche all'assessore Majorino, che parlò di invenzioni, avendo voluto Abdel Qader nella lista Pd. E le pongo al nuovo segretario Pd Zingaretti, per sapere cosa vuol fare dopo che il partito ha accolto una parte, solo una parte, del mondo islamico. È l'ora della chiarezza. Quel mondo non rappresenta tutti i musulmani».

Cos'è questo islam politico?

«Io non sono certo contro le moschee. Posto questo, non accetto questa idea dell'islam politico, che non è altro che la sharìa dentro le istituzioni, leggi che soggiacciono a dettami religiosi. Uno Stato laico deve comprendere tutte le sfaccettature religiose ed etiche. E nei nostri stessi Paesi, Tunisia e Marocco, ora si va in questa direzione».

Qual è la sua battaglia oggi?

«La mia battaglia è per un culto slegato da controlli di sharìa. In politica ho trovato persone ragionevoli, in Piattaforma Milano; ho sostenuto, è vero, Attilio Fontana, Gori non era altrettanto affidabile, resto laica, femminista, liberale, socialista. L'8 marzo lo dedico ogni giorno alle donne curde, alle somale che soffrono sotto lo jihadismo, alle ragazze sposate o velate a forza».

Che pensa del piano moschee?

«Sì alla moschea, ma che non sia data a chi ha soldi. Servono imam specchiati, insospettabili di vicinanze con mondi oscurantisti. Imam che non vogliano polarizzare i centri islamici. Propongo con Davide Romano che le moschee siano confiscate ai fanatici, pericolosi soprattutto per i musulmani».

Come vede i sauditi alla Scala?

«Vedo male il denaro

di un Paese così illiberale. La Scala è un simbolo, vanno bene gli affari se non toccano i punti cardine. La Scala è cultura nazionale, patrimonio di tutti. Se servono soldi facciamo una sottoscrizione, come per il Duomo».

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