Islamici, tutti contro il vicesindaco: "Diritti? Ignora quelli delle donne"

I musulmani pregano fra Palasharp e sedi delle associazioni. Pioggia di critiche sulla Guida: "L’integrazione èil contrario di quel che pensa lei"

Islamici, tutti contro il vicesindaco: "Diritti? Ignora quelli delle donne"

Possono bastare «simpatia e solidarietà»? Ed è giusto fare concessioni senza chiedere il rispetto di re­gole e doveri? Sono le domande rivolte al vicesindaco Maria Grazia Guida, dopo che il numero due di Palaz­zo Marino ha reso noto il suo messaggio augurale ai centri islamici milanesi, che ieri hanno iniziato il Ra­madan- il mese sacrodi digiuno e preghiera. Un mes­saggio che- secondo Riccardo De Corato- sancisce «lo sbracamento» della giunta. L’ex vicesindaco vede- da parte del Comune- solo una «sommatoria di disponibi­lità». Critica anche la Lega: «L’integrazione - spiega Alessandro Morelli - è il contrario di quel che stanno facendo. Si pensa solo a fare concessioni e non alla re­sponsabilità. Mi chiedo se la Guida, per esempio, si è posta il problema di queste donne e madri costrette a vivere, a Milano, in questa prigione che è il burqa».

«Altro errore - per Morelli - è pensare alle moschee solo come luogo di culto. In realtà sono stati anche luoghi di proselitismo. E ricordo che il kamikaze della Perrucchetti era un musulmano integrato, con moglie italiana e casa popolare».
Ma non è solo dall'opposizione che arrivano le critiche. Contrariato per la linea della Guida si è detto per esempio il consigliere provinciale del Pd Roberto Caputo, che l'ha giudicata poco «cauta». «Eccessiva, sopra le righe - spiega ancora Caputo - quindi io da un lato mi chiedo se un messaggio analogo viene inviato anche alle altre comunità religiose - e se non è così mi domando perché - e dall'altro lato ricordo, da laico e cattolico, che il nostro Stato non è confessionale come altri in cui, anche di recente, è stata introdotta la sharia». «Qui - spiega ancora Caputo - si tratta di integrare facendo rispettare le nostre leggi, la nostra Costituzione. Altrimenti andiamo incontro a contraddizioni pesanti. Penso al problema delle donne, all'infibulazione che viene praticata ancora oggi». «Sono questioni che non possono essere sottaciute - avverte Caputo - anche perché poi parliamo di pari opportunità, ci battiamo per le unioni civili e gli altri diritti e poi fingiamo che per gli altri non esistano». «Io - continua Caputo - sono di sinistra e penso ai più deboli, come le donne. La sinistra su queste cose ha preso cantonate incredibili, basti pensare a quelli che inneggiavano alla rivoluzione islamica in Iran». Il tema delle regole è centrale. E su quello si giocherà la partita delle moschee anche secondo l'imam di via Meda, Yahya Pallavicini, che per ora invece vede segnali positivi. «Si sta delineando una prospettiva nuova, che accolgo con interesse e fiducia - dice Pallavicini - con la definizione di questo albo delle associazioni orientato al rispetto delle regole». Si tratta, per il vicepresidente della Coreis, di uno strumento che può conciliare «apertura e regole», ma sarà proprio dopo la definizione di queste regole che si potrà dare un giudizio: «Se saranno criteri senza discernimento allora abbiamo un problema. Lo stesso se chiederanno la luna». Insomma i requisiti per l'iscrizione dovranno essere equilibrati: «Né troppo restrittivi né troppo larghi». Il sì alle moschee è una posizione consolidata nel mondo ebraico, ma non senza la richiesta di alcune garanzie. «Faccio i miei migliori auguri alla comunità islamica per un buon Ramadan, anche in questi giorni di grave lutto a causa del sanguinario attentato in Bulgaria - dice Davide Romano della sinagoga Beth Shlomo - Un dramma che ci conferma come la strumentalizzazione della religione possa essere letale per la civile convivenza. Per questo non dobbiamo mai dimenticare come l'integrazione e la lotta contro il fanatismo devono sempre essere al primo posto nell'agenda di chi vuole una città che faccia delle differenze una ricchezza».
Intanto, nel primo giorno di preghiera, i centri islamici hanno riunito i loro fedeli fra l'ex Palasharp e le loro sedi.

«Il tendone era pieno - ha riferito il direttore del Centro islamico di viale Jenner Abdel Shaari - e in molti si sono dovuti radunare all'aperto, davanti alla struttura». Shaari ha detto di aver «apprezzato molto il messaggio che ci ha rivolto ieri il vicesindaco». «Speriamo di avere come ospite qualche rappresentante dell'amministrazione comunale per la festa finale», ha concluso.

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