L'astrofisico catapultato nel big bang della sinistra

Ora potrebbe essere lui l'anti Sala Allo scienziato l'arduo compito: scoprire se c'è vita nell'ala estrema che nessuno vuole rappresentare

«L a realtà supera la fantasia». Così Nanni Bignami, professore di astrofisica, iniziava il suo commento alle scoperte del 14 settembre scorso sulle onde gravitazionali. E non si immaginava che la stessa massima si potesse applicare al mondo della sinistra milanese, e che proprio lui fosse destinato a diventarne la prova vivente: questo scienziato sta incarnando, aldilà delle sue stesse intenzioni, la capacità della galassia radicale-civica-socialista-comunista-postcomunista eccetera di dissolvere qualunque possibilità di mettersi d'accordo. Orfani di Giuliano Pisapia, snobbati da Sala, alla ricerca disperata di una figura in grado di tenere insieme le loro tante anime, hanno sperato prima in Curzio Maltese, poi in Gherardo Colombo: invano. E quando Basilio Rizzo, presidente del consiglio comunale, ha accettato di candidarsi, invece di festeggiare la fine della ricerca, hanno iniziato a legnarsi tra di loro. Obiezione: Rizzo è troppo comunista, troppo rifondarolo, troppo identitario (qualunque cosa esattamente significhi quest'ultimo aggettivo). E così, alla fine, è saltato fuori lui, Bignami, strappato alle sue ricerche spaziali e paracadutato nelle risse quotidiane della politica.Chi abbia avuto per primo la pensata non è chiarissimo. Il gossip della gauche milanese indica con insistenza un nome: quello di Sergio Cofferati, che non contento di avere portato alla catastrofe la sinistra in Liguria si darebbe da fare per ripetere l'impresa anche sotto la Madonnina, e che ha conosciuto bene il prof quando entrambi erano candidati per il Pd alle elezioni europee. Ma tra i sostenitori dell'«operazione Bignami» c'è chi, come il socialista Roberto Biscardini, rifiuta la paternità del Cinese, «non è stata una idea di Cofferati». Più facile dire a chi non andava bene la candidatura di Basilio Rizzo: i«civatiani» di Possibile, i fuoriusciti di Sel, quelli della lista Tsipras, insomma in questo momento a andare avanti sulla scelta di Rizzo ci sono solo Rifondazione Comunista, Nando Dalla Chiesa e pochi altri. Mentre su Bignami si prepara a concentrare le sue speranze il resto del mondo, gli alfieri in ordine sparso di tutti quelli che non stanno con Sala nè con Rizzo: o per l'esattezza non ci stanno adesso, perché su cosa accadrà dopo il primo turno, quando mister Expo andrà al ballottaggio contro Stefano Parisi il dibattito è ancora aperto. E se Basilio Rizzo ha già fatto sapere che lui sarà per il «male minore», ovvero dirà di votare Sala, il mondo pro Bignami si tiene le porte aperte a qualunque scelta.Si potrebbe fare facilmente ironia sulla vocazione immortale a dividersi, sulla paura e financo il disgusto di vincere e di governare che sembra animare questo universo; e così pure sulle frugalità del bottino elettorale cui potrebbe aspirare anche se si presentasse compatto, e che rischia di essere ancor più modesto se i candidati saranno due, Rizzo e Bignami, o magari addirittura tre, perché Possibile in realtà vorrebbe l'ex leader Arcigay Marco Mori. Nel dibattito interno, qualche barlume di buon senso trapela, e con esso l'appello a evitare la polverizzazione dei candidati. Ma la sensazione è che ormai nessuno sia più disposto a fare passi indietro: a partire da Basilio Rizzo, che dopo avere nicchiato a lungo adesso non sembra disposto a subire i veti, «sono un candidato di serie B, ma della serie B sono il migliore».

E, lui Bignami? Cosa spinge un signore di settantun anni, astrofisico e marito di astrofisica, onusto di titoli accademici, già presidente della Agenzia spaziale italiana e dall'istituto di astrofisica, a subire le lusinghe di una politica votata alla sconfitta? Certo, in attesa che la missione Exo Mars raggiunga il pianeta rosso e riveli se esiste vita ultraterrestre, o di scopire cosa c'era prima del «botto gravitazionale», può essere appassionante anche scoprire se c'è ancora qualche forma di vita nella sinistra-sinistra milanese. «L'impresa è difficile, e di sicuro ci vogliono telescopi molto più potenti degli attuali»: parola di Bignami.

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