L'azienda che vende il freddo perfino nel nord dell'Europa

La Lu-Ve produce aria condizionata e refrigerazione. È nata nel 1986 a Uboldo da una ditta in difficoltà

L'azienda che vende il freddo perfino nel nord dell'Europa

Non ce ne rendiamo conto, ma è un fatto sotto gli occhi di tutti: una società evoluta vede aumentare la sua esigenza di freddo, refrigerazione, raffreddamento, come si voglia dire. Non solo nelle case, nei negozi, negli alberghi, ma anche e soprattutto nei luoghi delle alte tecnologie, dove le temperature devono essere controllate e costanti per permettere a computer, centrali, data center di lavorare in efficienza assoluta. Oggi l'aria condizionata è un'esigenza primaria per tutti, specie d'estate: ma la sua importanza va oltre al semplice benessere delle persone, e coincide spesso con i concetti di salubrità e di sicurezza. Quello della refrigerazione industriale e commerciale è un settore in amplissima espansione in tutto il mondo, e in Lombardia, a Uboldo, presso Varese, c'è una delle cinque più importanti aziende internazionali: si chiama Lu-Ve (che significa Lucky Venture, impresa fortunata, un nome beneaugurante), è stata fondata nel 1986, occupa con le controllate 2400 dipendenti, ha dieci stabilimenti di cui cinque in Italia, esporta in oltre cento Paesi, ha un fatturato di oltre 251 milioni. È titolare di una serie di brevetti che l'hanno via via rafforzata sul piano della competitività.

La refrigerazione è un processo piuttosto complesso che prevede la compressione di un gas e il suo passaggio in uno scambiatore di calore; il freddo si ottiene dalla trasformazione del gas in liquido, e viceversa, mentre il condensatore estrae e disperde il calore. Visivamente si tratta di serie di serpentine in rame, fatte di tubicini saldati uno a uno, che possono avere svariatissime dimensioni e modulazioni «in batteria». Dal banco-frigo del supermercato alle gigantesche macchine per le grandi navi. I clienti di Lu-Ve sono i più vari: suoi impianti sono installati all'aeroporto di Gedda in Arabia Saudita, al nuovo Canale di Panama, all'Eliseo, al teatro Bolshoi di Mosca, alla Fiera di Francoforte. Per le più importanti fabbriche d'auto di alta gamma sono di Lu-Ve le gallerie del vento e il raffreddamento dei processi industriali. È stata anche la prima azienda ad applicare l'elettronica ai motori-ventilatori, ottenendo di dosare la temperatura: prima era tutto limitato ai comandi all'on-off. Un brevetto essenziale per dare a carne, pollame, pesce, funghi, fiori, frutta e verdura esattamente i gradi ottimali per la conservazione, sopra o sotto zero. Nello show room in azienda si vede come sia possibile assicurare il ricambio d'aria nella sala operatoria di un ospedale, aria che viene sanificata assorbendo quella infetta e immettendo quella pulita, con una temperatura controllata al decimo di grado. Anche qui, tecnologie «made in Uboldo».

Tutto ha avuto inizio 32 anni fa grazie a Iginio Liberali, classe 1931, uomo d'ingegno e di cultura che dalla sua storia personale ha saputo trarre i migliori insegnamenti. Figlio di un operaio della Necchi, ha potuto studiare e laurearsi in economia alla Cattolica grazie alle borse di studio dell'azienda pavese, dove fu poi assunto fino a diventare direttore generale. Qui rimase vent'anni e fece particolare esperienza proprio nella refrigerazione e nel condizionamento. Poi passò altri dieci anni alla Merloni elettrodomestici di Fabriano come direttore generale, affiancando l'allora presidente di Confindustria Vittorio Merloni. Poi, nel 1986, il desiderio di tornare al Nord e di mettersi in proprio. Valutò, sostenuto da finanziatori e consulenti illuminati, varie opportunità sul mercato e la scelta cadde sulla Contardo di Uboldo, attiva nel settore della refrigerazione, una delle specializzazioni di Liberali. L'azienda era economicamente distrutta, assediata da lotte sindacali, priva di strategie ma produttivamente ancora interessante. La ristrutturazione fu profonda, durò un paio d'anni e fu salvata buona parte della forza lavoro. «Qui da noi dice oggi orgogliosamente c'è gente alla terza generazione», sottolineando i valori familiari che ispirano l'azienda. Il rinnovato focus sulla refrigerazione industriale, che era stato tradito nei precedenti passaggi proprietari della Contardo, ha permesso alla Lu-Ve di crescere costantemente fino ai 251 milioni di fatturato attuali, l'80% dei quali prodotti all'estero. «In trent'anni siamo cresciuti di 30 volte» e racconta, sorridendo, che Gianfranco Zoppas, uno dei più noti industriali italiani, lo chiama «Sant'Iginio»: perché il suo investimento del capitale della Lu-Ve tra il 1989 e il 2008 gli procurò una rivalutazione da record. Oggi la famiglia Liberali oltre a Iginio, presidente, i figli Matteo, amministratore delegato, e Fabio, responsabile della comunicazione - controlla il 54% del gruppo, affiancata con il 19% dalla famiglia Faggioli. Il resto dal 2015 appartiene al mercato: in Borsa la società, grazie alla quotazione, ha raccolto risorse per 50 milioni.

La matrice di valori cattolici, la cultura del rispetto e della solidarietà si sentono forti in azienda. Sulla scia della sua storia personale, Liberali ha istituito borse di studio per i figli del personale meritevoli: mille euro all'anno per gli studenti delle medie, 2mila per le superiori, 3mila per l'università. Ne vengono distribuite 10-15 all'anno, ma se necessario il budget viene sforato senza esitazioni. Due ragazze figlie di dipendenti filippini, bravissime, sono state premiate dalla prima media all'ultimo anno dell'università. In fabbrica ci sono rappresentanti di 14 diverse nazionalità, 100 stranieri su 400 dipendenti. «Ci siamo posti il problema se tutti capiscono allo stesso modo la busta paga, i propri diritti, le istruzioni sulla sicurezza», e così sono stati creati supporti specifici e poi corsi d'italiano, sulla Costituzione, sulle leggi, sul galateo. Ai musulmani sono riconosciuti i tempi di preghiera. Quando nasce un figlio a un dipendente, l'azienda, come una famiglia, regala un bracciale d'argento. Dal 2000 una cooperativa sociale presente all'interno degli stabilimenti usa il lavoro come terapia per malati psichiatrici, con una squadra di una ventina di persone che si occupa di pulizie e di raccolta differenziata. «Il lavoro ha guarito molti di loro, e alcuni sono stati assunti». Anche il trentennale dell'azienda è stato l'occasione per fare del bene: anziché libri autocelebrativi quei soldi sono stati donati ai terremotati. Di sé Iginio dice compiaciuto: «Sono un giardiniere di sogni» e ha voluto, vicino a quel logo-portafortuna Lu-Ve, il disegno di una rosa stilizzata.

Ma bontà e poesia non distraggono dalle strategie aziendali, che sono lucidissime. La catena del freddo, nel settore alimentare, comincia nei luoghi di produzione, con lo stoccaggio dei prodotti, poi continua nel trasporto, nei centri di distribuzione, nei depositi, fino al banco del supermercato. «Noi siamo presenti in tutta la catena, anche nelle pareti in vetro degli armadi per surgelati» sottolinea il presidente, ed espone dei dati che rendono l'idea delle enormi potenzialità di crescita. «Noi ci occupiamo di prodotti che danno benessere alla gente, cibo, ambiente, medicinali. Ma nel mondo solo un miliardo di persone su 7 possiede queste dotazioni. La spesa pro capite per refrigerare, negli Stati Uniti è di 36 dollari, in Europa di 12, in Russia di 5, nel resto del mondo Cina, India, Sud America 3 dollari.

Noi consideriamo come Paesi promettenti quelli dove il tasso di sviluppo di questi consumi sia 2-3 volte la crescita del Pil. In Cina il Pil cresce del 7%, la refrigerazione del 20%. E in Cina noi esportiamo da trent'anni».

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