Lega, tolti il Nord e la Padania a rischio l'Alberto da Giussano

La nuova svolta sovranista del segretario Salvini sta cambiando volto al partito. «Lasciateci il guerriero»

Lega, tolti il Nord e la Padania  a rischio l'Alberto da Giussano

Ad abbandonare il simbolo è stata prima la scritta «Padania», in basso, sparita insieme al verde della rosa camuna, per lasciare il posto al blu con cognome in giallo «Salvini premier». Contemporaneamente è andata via la parola Nord: lo strappo più doloroso, da un lato perché surclassava il fondatore Umberto Bossi (il suo cognome, presente agli albori, fu cancellato dopo il quinto congresso federale, quando divenne segretario Roberto Maroni); dall'altro perché mentre la Padania è rimasta sempre e solo un miraggio, il Nord «è e non può non essere», ma soprattutto è stato la ragione politica del partito. L'ultimo baluardo, restato a rappresentare la vecchia Lega Nord autonomista nel simbolo di quella nuova nazionalista di Matteo Salvini pareva dunque essere l'Alberto da Giussano, leggendario condottiero che resistette a Federico Barbarossa il 29 maggio del 1176 nella Battaglia di Legnano.

Anche il guerriero medievale, tuttavia, non è sembrato passarsela troppo bene negli ultimi tempi: diventato sempre più piccolo e stilizzato, è stato dato per pensionabile dal simbolo all'indomani delle elezioni. Tutto smentito ieri al termine del consiglio federale dallo stesso segretario Matteo Salvini che ha negato di volerlo eliminare: «Chi l'ha detto? No assolutamente. Leggo cose bizzarre, non ho capito perché avrei dovuto toglierlo».

Il leggendario guerriero resiste ancora, dunque, nonostante l'ondata di rinnovamento della nuova era salviniana. E rimane fieramente al centro del cerchio blu a sfondo bianco. Ma a rappresentare cosa? Non sarà certo solo una questione di effigi, ma ad ogni consiglio federale le tracce del Carroccio del passato sembrano più sbiadite e il motto «Prima il Nord» finito nel dimenticatoio. Da Ieri, ad esempio, è partita la campagna tessere 2018: non ci saranno schede separate tra nord e sud e «sarà un tesseramento normale», ha precisato Salvini.

Nel frattempo a cambiare pelle, seguendo la strategia del segretario, sono anche le persone. Col nuovo corso il Movimento dei Giovani padani ha lasciato il posto alla Lega fiovani. La notizia non sconvolge i ragazzi di Matteo: «Il cambio è del tutto naturale. Rimaniamo autonomisti e federalisti, pur aprendoci ad altre realtà giovanili che condividono il nostro programma in tutto il Paese. Da tempo ci interfacciamo con regioni come Lazio, Calabria e Umbria dove abbiamo anche eletto il primo parlamentare di 30 anni», è l'analisi di Laura Aguzzi, bella e agguerrita 23enne che da qualche anno guida i 70 iscritti under 35 del capoluogo lombardo. «Era una cosa che ci aspettavamo: essendoci aperti al Sud, questo nome è più inclusivo», commenta Francesco Giani, giovanissimo consigliere leghista del Municipio 7. Quanto al cimelio Da Giussano, i millennials che seguono Matteo lo vedono «non come un simbolo del Nord, ma di tutto il Paese».

E non hanno intenzione di abbandonarlo, se non altro perché porta fortuna: «Era nel marchio elettorale che ha permesso alla Lega di Salvini di prendere il 18 per cento». Una tattica vincente: secondo Lorenzo Pregliasco di Youtrend lo «sfondamento» al Sud c'è stato e «in alcuni Comuni come Lecce e Taormina, l'incremento di voti assoluti arriva addirittura a superare il 300 per cento».

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