Nella Milano del 2014, c'è una idea che non ha diritto di cittadinanza, una causa ai cui sostenitori viene impedito con la forza e con la violenza di fare sentire la loro voce. A denunciarlo è Riccardo De Corato, ex vicesindaco e oggi consigliere comunale, che racconta quanto accade ai manifestanti antiabortisti e dei Cav (Centri di aiuto alla vita) che periodicamente presidiano l'ospedale Maggiore di Niguarda, e che regolarmente vengono presi di mira da militanti dell'ultrasinistra.
«Ogni due mesi - scrive De Corato - le associazioni pro-life si danno appuntamento per pregare e protestare contro l'aborto davanti all'ospedale Niguarda. Sistematicamente subiscono gli attacchi anche violenti di un gruppo di aderenti ai centri sociali che tentano di sabotare e impedire la manifestazione. Anche l'ultima volta le femministe del centro sociale di via dei Transiti sono intervenute con urla, sirene, insulti, vandalismi. In un volantino dal centro sociale, i prolife vengono definiti presenze infestanti. È la dimostrazione del concetto di democrazia di queste brave persone: se non la pensi come loro non devi parlare, e devi anche morire. Infatti fra i cartelli ce n'era uno che diceva i Cav si chiudono col fuoco, con gli obiettori dentro».
De Corato stigmatizza anche il comportamento della giunta Pisapia che ha offerto tutela e spazi al centro sociale da cui provengono i protagonisti degli atti di intolleranza.
Chiedo che si faccia chiarezza su quanto avviene davanti a Niguarda».
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