Mogol e Lavezzi in Regione per cantare l'inno lombardo

Riemerge dalle nebbie padane l'inno della Lombardia, scritto e musicato da Mogol e Mario Lavezzi, ex dei Camaleonti. E si prepara ad arrivare in consiglio regionale per la sua prima esecuzione ufficiale. A invitare gli autori a suonare al Pirellone il presidente dell'aula, Raffaele Cattaneo, in trasferta nel salotto di Mogol ad Avigliano Umbro: «Così tutti i consiglieri potranno esprimere la propria opinione. Se è l'inno della Lombardia, deve essere ascoltato da tutti...». L'ultima volta in cui si era parlato dell'inno lombardo era stata la primavera scorsa, quando Roberto Maroni, che aveva avuto l'idea di affidare l'incarico a Mogol, si era detto soddisfatto del lavoro. Un lombardo doc, Giulio Rapetti Mogol. Nato a Milano, in via Clericetti, appena prima del ponte di Lambrate. Presente «Che ne sai tu di un campo di grano?». Ecco, sono le spighe che il giovane Giulio, classe 1936, vedeva tutto intorno casa.
«Lombardia, terra mia» intona il ritornello. Una storia a puntate, quella dell'inno della Lombardia. Maroni aveva commissionato la canzone nell'auditorium della Regione a Mogol, l'uomo che insieme con Lucio Battisti ha costruito un pezzo di storia della musica italiana. Balla Linda, I giardini di marzo, Emozioni, Amarsi un po', Sì, viaggiare... Non solo. Sono frutto della sua creatività di paroliere pezzi celeberrimi come Perdono di Caterina Caselli, La spada nel cuore di Little Tony, Una lacrima sul viso di Bobby Solo, A chi di Fausto Leali. Per dare un'idea del genere a chi non ne fosse esperto e volesse immaginare la canzone.
C'era stato un piccolo incidente di percorso. La prima stesura dell'inno non era piaciuta a Maroni, che l'avrebbe voluto più rock. «Sono anch'io un musicista» aveva osservato il tastierista dei Distretto 51, nome d'arte Bobo, da sempre appassionato di blues ma non solo. Uno dei suoi punti di riferimento? Bruce Springsteen. Per il compleanno del cantautore e chitarrista americano, Maroni ha lanciato i suoi auguri via twitter con una citazione di repertorio: «Happy Birthday boss, we were born to run». Quanto a Mogol, Maroni in uno dei suoi incontri in Regione ha anche ricevuto una lezione e cioè che prima si ascolta la musica, poi si compone il testo. «Ecco perché da ragazzo non riuscivo a comporre niente di decente» aveva scherzato il presidente della Regione. «Prendevo delle poesie che volevo dedicare alle ragazze e cercavo di mettergli addosso la musica! Potremmo fare un inno insieme per la Lombardia, diciamo un Mogol-Maroni» la gag del presidente leghista.
La musica dell'inno lombardo è stata affidata a Mario Lavezzi, chitarrista e voce dei Camaleonti, gruppo cult milanese, e che ha lavorato con star del calibro di Ornella Vanoni e Gianni Morandi. Il risultato - racconta Cattaneo - è un inno pop, non proprio in stile sinfonico da God save the Queen e nemmeno simile a Fratelli d'Italia o al classico dei classici della passione leghista, il verdiano Va' pensiero. Il presidente del consiglio regionale, di ritorno dal divano umbro del paroliere più famoso d'Italia, racconta: «Ho sentito il cd e mi è piaciuto molto. Va perfezionato perché Mogol deve terminare gli arrangiamenti e mettere le vocalizzazioni». E com'è? «Una canzone popolare e molto orecchiabile, “Lombardia terra mia” recita il ritornello. È un testo che mette a tema lo spirito e la laboriosità della Lombardia, l'accoglienza, l'attaccamento alla terra, l'orgoglio e l'onestà, il gusto delle cose fatte bene. Come paroliere, Mogol non ha eguali. E con lui per la musica ha lavorato anche Lavezzi, ex dei Camaleonti. Maroni ha avuto proprio una bella idea a invitare Mogol a scrivere l'inno».
Ciò che ha colpito di più l'ascoltatore Cattaneo è che si tratta di un inno popolare. «È un testo particolare rispetto alla gran parte degli inni, è sul registro musicale dei lavori di Mogol che conosciamo dalla sua lunga produzione. Mogol dice che in quest'inno si devono riconoscere tutti i lombardi e che deve rimanere in testa. È diverso dalla solennità tipica dell'inno».

Ma lei, Cattaneo, è andato in missione speciale per l'inno? La risposta è no: «Ero nel Centro Europeo Toscolano per l'assemblea dei presidenti dei consigli regionali italiani. Lì ho incontrato Mogol, che mi ha invitato ad ascoltare l'inno a casa sua: abita proprio lì vicino».

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