Le moschee segrete e l'imam che sogna i bambini kamikaze

Le moschee segrete e l'imam che sogna i bambini kamikaze

Quali sono gli umori prevalenti nella pancia dell'Islam milanese? Cosa pensano e cosa vogliono i dirigenti delle moschee - quelle grandi e «ufficiali» e quelle semi-nascoste e disseminate in una miriade di «centri» e istituti? Non si può dire che questa domanda sia il risultato di un'ossessione di qualche minoranza politica interessata a strumentalizzare la questione-immigrazione. Non lo si può dire da quando nei centri islamici della città si sono registrati i casi di Abu Imad e di Mohamed Game: il primo è l'ex imam di viale Jenner oggi recluso in un carcere italiano a scontare una pena per terrorismo; l'altro, militante dello stesso istituto islamico, 4 anni fa ha tentato di far saltare in aria la caserma di piazzale Perrucchetti. Non si può (più) liquidare la questione (come qualcuno anche a Palazzo Marino vorrebbe) soprattutto oggi, dopo che i centri islamici milanesi hanno invitato a condurre la preghiera del Ramadan (con 10mila persone all'Arena civica) l'imam Sheykh Riyah al Bustanji, un predicatore che era noto per aver rilasciato un'intervista in cui inneggiava al «martirio» religioso dei bambini, che nel linguaggio odierno viene tradotto con azioni «kamikaze» ispirate a un'idea delirante del «jihad». Quella sugli umori e sugli orientamenti dei centri islamici, dunque, non è una polemica riservata ai soli leghisti o al centrodestra, che con l'ex vicesindaco Riccardo De Corato, per esempio, ha fatto del pugno duro in tema di immigrazione e moschee una bandiera. Dal Pd si aggiunge una voce importante, quella del vice-capogruppo provinciale Roberto Caputo: «È intollerabile - dice - che un imam noto per le sue posizioni estreme possa prendere la parola al termine del Ramadan invitato dal coordinatore del Caim (la rete dei centri islamici milanesi, che però non comprende la Casa di via Padova, ndr) Davide Piccardo. Credo che sia assolutamente opportuno che la giunta prenda le distanze da questo grave avvenimento». Ma la vicenda del predicatore ha allarmato non poco anche la comunità ebraica. Un esponente molto in vista come Davide Romano, segretario dell'Associazione Amici d'Israele e portavoce della sinagoga del centro, è molto chiaro: Piccardo - dice - «sostiene che l'imam “non ha mai preso posizioni che contraddicano la nostra visione delle cose”. Visto che le posizioni dell'imam sono registrate e pubbliche, delle due l'una: o nega la verità e quindi mente, oppure quelle parole sono coerenti con la sua visione dell'Islam». «In tal caso - conclude - o si dimette o il dialogo con il suo coordinamento diventa difficile. Sulla vita dei bambini e sul rispetto della vita umana in generale, ripeto, non ci possono essere mediazioni». «O si dimette - aggiunge - o faccio appello a Pisapia perché il Caim non sia più riconosciuto come interlocutore del Comune». E proprio De Corato arriva una richiesta analoga: «Piccardo si dimetta subito da coordinatore del Caim. Se non lo farà, allora il sindaco interrompa ogni rapporto con il Caim.

Chiedo inoltre che l'assessore comunale all'Educazione Francesco Cappelli, che serenamente ha partecipato alla cerimonia di ieri in rappresentanza dei milanesi, lasci la sua delega ai rapporti con le comunità religiose e all'Albo delle religioni».

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