Nahum cacciato dalla segreteria dopo le polemiche col segretario

Tolte le deleghe all'ex portavoce della comunità ebraica

Alberto Giannoni

Daniele Nahum cacciato dalla segreteria dopo le critiche al Pd sull'islam. Un nuovo caso Ismail si profila per il partito di Matteo Renzi a Milano. Il responsabile Cultura del partito, coscienza critica del Pd sui temi della libertà di culto, in occasione del riassetto dell'esecutivo metropolitano del partito si è visto ritirare le deleghe dal segretario Pietro Bussolati. Senza neanche una telefonata. È stato lo stesso Nahum a raccontarlo, senza contestato la legittimità della decisione ma sottolineandone «lo stile». «Non mi è arrivata né una telefonata né una email - ha scritto - tanto meno mi è stato detto quali sarebbero le motivazioni di carattere politico di questa scelta. Niente di male, ognuno ha il proprio stile nel comunicare le sue legittime decisioni».

Nahum è piuttosto noto a Milano. Prima di assumere l'incarico di responsabile Cultura nella segreteria Pd, infatti, era stato vicepresidente e portavoce della Comunità ebraica. Dal 2013 milita nel Pd ed è vicino politicamente a Stefano Boeri, già avversario di Giuliano Pisapia alle primarie 2010, poi assessore alla Cultura e capofila di un'area «liberal» cui apparteneva anche Maryan Ismail, l'antropologa italo-somala protagonista a sua volta di un clamoroso abbandono del Pd. Ismail aveva criticato il bando sulle moschee, per questo era stata sostanzialmente messa alla porta un anno fa e poi, a suo dire, emarginata fino all'addio, quando ha accusato il Pd di aver scelto la parte «più oscurantista dell'islam». I rapporti fra Coordinamento dei centri islamici (Caim) e Pd erano stati al centro anche della polemica che ad agosto si è aperta fra Nahum e Bussolati, in seguito all'ormai famoso caso poligamia, chiesta a gran voce dal fondatore dell'Ucoii, Hamza Piccardo, padre di Davide, leader del Caim. Nahum ha sempre criticato l'interlocuzione Pd-Caim. In quella occasione Bussolati lo aveva rimproverato platealmente ma Nahum ha tenuto il punto con fermezza. Evidentemente quel dissidio ha pesato nel momento in cui il segretario ha dovuto riassegnare gli incarichi, in una fase molto calda, quella che precede una campagna referendaria molto dura. La compagine di governo del partito, come del resto già la Festa dell'Unità, sembrano schierate senza eccezioni per il «sì». D'altra parte, nel partito, sembra che viga una tregua-accordo fra i renziani, orientati sulle questioni politiche nazionali e la sinistra interna, con l'assessore Pierfrancesco Majorino ha assunto posizioni chiave in Comune, nella giunta e nel gruppo consiliare.

Intanto la modernizzazione del partito, obiettivo dichiarato dei renziani, anche a Milano sembra aver perso ogni smalto. L'emarginazione di voci «liberal» (e di area Boeri) sembra un segnale di crisi per la segreteria di un partito tornato al vecchio «andazzo».

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