Fra le «sirene» del virtuale e le minacce della «rete», l'educazione ai tempi della tecnologia è una missione quasi impossibile. Sarebbe proibitiva per le famiglie, sole e sempre più di corsa, ma per gli oratori è un'altra cosa.
Gli oratori non temono la sfida dell'educazione e poi l'unione fa la forza. E di forza ce n'è davvero tanta in questo mondo, spesso sottovalutato. Gli oratori in Lombardia sono 2.307, espressione delle 3.068 parrocchie attive sul territorio regionale. Tre su quattro hanno un oratorio e di questi nove su 10 non vanno in vacanza, anzi, l'attività estiva qui è più intensa che mai. La tradizione degli oratori lombardi è antichissima: risale addirittura al Cinquecento con le «Scuole della Dottrina Cristiana» volute da san Carlo Borromeo, arcivescovo ambrosiano. In Lombardia oggi operano il 40% degli oratori di tutta Italia. Nelle dieci diocesi lombarde si parla di quasi 180mila educatori e i bambini che frequentano gli oratori si contano a centinaia di migliaia (quasi mezzo milione, moltissimi stranieri). Un mondo vastissimo, praticamente sempre operativo, da mattino a sera, soprattutto quando le scuole sono chiuse ma i genitori continuano a lavorare. Una presenza cruciale, una realtà complessa, ma non a sé stante. «L'oratorio non è un'isola - si legge in un documento delle Diocesi lombarde - perché collabora frequentemente con le altre agenzie educative presenti sul territorio, prima fra tutte la scuola. L'oratorio è riconosciuto come uno dei principali luoghi di aggregazione per i bambini e i ragazzi, se non l'unico disponibile nelle piccole realtà». E don Ivan Maffeis, portavoce Cei, nella newsletter di pochi giorni fa ha ricordato come un documento dei vescovi abbia benedetto l'oratorio «laboratorio di talenti». «In un contesto segnato dalla consumazione immediata del presente, dal continuo cambiamento, dalla frammentazione delle esperienze - si legge - l'incontro con educatori attenti aiuta a superare il rischio, oggi tutt'altro che ipotetico, della frammentazione e della dispersione».
Ed ecco le sfide del presente, le sfide dell'educazione di oggi, di fronte alle nuove tecnologie e ai nuovi problemi. Fuori dalle scuole i ragazzini sono più esposti che mai e il bullismo, per esempio, non va in vacanza. La Fondazione Carolina è nata per portare avanti la battaglia di Carolina Picchio, prima vittima riconosciuta del cyberbullismo. La Fondazione ha stretto una partnership con 1SAFE, una App per la sicurezza partecipata in rete con i Comuni e le forze di Polizia locale, uno strumento innovativo per segnalare e gestire eventuali casi di bullismo, anche e soprattutto nella sfera digitale, nelle mani (e negli smartphone) degli educatori e degli animatori impegnati negli oratori estivi. La sperimentazione è cominciata in 120 oratori tra Lombardia, Umbria e Puglia in occasione dei gruppi estivi, coinvolgendo circa 35mila ragazzi, oltre alle colonie estive della Fondazione Atm con altri mille giovani.
Intanto, da Pavia arriva - accolta con grande e generale soddisfazione - una soluzione drastica al problema dell'uso pervasivo dei telefonini. Come raccontato dalla «Provincia Pavese», i «Grest» di Santa Maria di Caravaggio, San Primo e Santa Maria del Carmine hanno messo al bando lo smartphone. Pavia - riferisce il quotidiano locale - conta 20 parrocchie e 12 oratori: 1.200 bimbi, 5mila nell'intera provincia. Il problema dei cellulari era stato citato anche dal Papa.
Così, una volta verificato nella realtà locale che c'era e che era pure peggiorato, parroci ed educatori hanno deciso di dire basta, prescrivendo che i cellulari siano spenti, per liberare il gioco, la fantasia e il dialogo con gli altri.AlGia
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