Il nuovo Meazza in consiglio i contrari fanno "catenaccio"

Il Pd si divide e chiede di mostrare i progetti esclusi Forza Italia: «Perizia tecnica sulla ristrutturazione»

Il nuovo Meazza in consiglio i contrari fanno "catenaccio"

È approdata sui banchi del consiglio comunale ieri la presentazione dei porgetti in lizza per il nuovo San Siro: quello dello studio Populos e quello del consorzio Manica Cmr Sportium. I rappresentanti di Milan e Inter hanno spiegato in estrema sintesi ai consiglieri le motivazioni della scelta della costruzione di un nuovo impianto piuttosto che ristrutturare San Siro, dando il via all'iter burocratico che dovrebbe portare al cantiere.

Sul nuovo stadio «ci sarà una discussione all'interno del Consiglio comunale e tra poche settimane bisognerà arrivare a una sintesi. Perché se questa discussione non arriva a una sintesi e viene trascinata poi fa male - ha spiegato il sindaco Beppe Sala ieri -. Io non sto boicottando la costruzione di un nuovo stadio e ho deciso di mettere un po' da parte la mia nostalgia e la mia passione per San Siro, perché sennò non sarei un buon sindaco» ha detto Sala. «Farò solo rispettare le regole» ha aggiunto, che stabiliscono «quanto si costruirà e come». Ora i tempi sono meno stretti del previsto: entro il 14 ottobre il consiglio dovrà licenziare il Piano di governo del Territorio, altrimenti salta tutto. Fissate le sedute tutti i giorni della settimana prossima. Poi l'aula passerà alla questione stadio: il termine del 10 d ottobre sembra che sia diventato meno stringente. La legge sugli stadi, infatti, concede la possibilità di una poroga sui 90 giorni dalla consegna dei progetti (del 10 luglio). Non solo, non sarà necessaria una variante al pgt per il quartiere di San Siro sotto l'indice di 0,70.

Il problema ora sta nel far passare la dichiarazione di pubblica utilità, ovvero che la maggioranza dei consiglieri voti a favore. Consiglieri che sono divisi nel Pd (contrari Monguzzi, Giungi, Pantaleo e Moratti) e che comunque sembrano piuttosto ostili. Durante la seduta congiunta Sport, Demanio e Urbanistica per decidere sulla pubblica utilità del progetto. Ma più di uno polemizza per la sinsuffienza di iformazioni a riguardo. «Il progetto di ristrutturazione che ci avete presentato è chiaramente sconveniente, dal punto di vista dei costi, dei tempi e del rapporto tra squadre e città e anche dal punto di vista dell'identità dello stadio. Vogliamo capire - attacca il capogruppo del Pd Filippo Barberis - se si presenta oggi un progetto di ristrutturazione così sconveniente, perché si è scelta l'ipotesi di una nuova costruzione». Il capogruppo dem ha chiesto che vengano presentati anche i due progetti scartati. Carlo Monguzzi, consigliere Pd e anima storica dell'ambientalismo milanese, è contrario e lavorerà ad una mozione per chiedere che venga ristrutturato San Siro. «A quanti chiedevano del nuovo stadio oggi in manifestazione - ha raccontato - il sindaco ha risposto che sta facendo il possibile per evitarlo».

«Credo che dovremmo cercare di ricondurre sui binari giusti una discussione che sta prendendo una piega pericolosa», ha suggerito il consigliere della lista Sala Franco D'Alfonso, suggerendo come strada quella già percorsa per Fiera Milano ed Expo. Restando nel campo della maggioranza, Milano Progressista ha espresso perplessità sulla possibilità di esprimere un giudizio Natascia Tosoni: «Vogliamo degli elementi più consistenti perché il rapporto pubblico-privato non sfugga alle regole del gioco, che per noi sono ancora quelle del Pgt».

«Impossibile pronunciarsi sull'interesse pubblico di un progetto che non conosco - il pensiero di Basilio Rizzo (Milanoin Comune) serve il dossier completo, le squadre rinuncino alla segretezza per permetterci di esercitare il nostro dovere di amministratori».

Chiede una perizia aggiuntiva il capogruppo di Forza Italia Fabrizio de Pasquale «che dimostri che non è possibile o conveniente ristrutturare il Meazza». «Tranquillizzo il senatore Galliani - ha esordito - sul fatto che noi non siamo improvvisamente diventati il partito del no, però siamo amministratori pubblici e abbiamo il dovere di valutare la questione come tale».

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