
Lui, lei, l'altro. Beppe Sala, per la prima volta con la fascia tricolore alla cerimonia degli Ambrogini al Dal Verme, premia sul palco l'ex sindaco Letizia Moratti. Ma entrambi dietro le quinte si ritrovano a parlare di Giuliano Pisapia, che dopo aver rinunciato a candidarsi per il bis a Palazzo Marino («largo ai giovani, non sono attaccato alla poltrona» diceva) ieri su Repubblica ha annunciato di voler diventare addirittura il leader di un movimento politico - Campo Progressista - che «riunisca le forze di sinistra in grado di assumersi una responsabilità di governo. Renzi - dichiara Pisapia - dovrebbe scegliere se guardare a un'alleanza a sinistra, formando un centrosinistra, o un'alleanza con il Nuovo Centrodestra che trasformerebbe il Pd in un partito geneticamente modificato. Basta Alfano e Verdini, Renzi dialoghi con noi». Il primo a «spernacchiarlo» il segretario della Lega Matteo Salvini che arriva al Dal Verme in veste di consigliere comunale, avverte che «o si va al voto subito o chiameremo in piazza i cittadini», chiude a livello politico ad Alfano, Verdini e Cicchitto («mai più») e sul progetto di un campo progressista ironizza: «Per me possono candidare Pisapia, Babbo Natale o Pluto, non abbiamo paura delle idee degli altri». Sala si mantiene (molto) cauto: «Credo che Giuliano abbia sempre avuto nelle sue corde l'idea di lavorare cercando di mettere insieme la sinistra e il Pd, per questo guardo con interesse alla sua proposta. Certo poi bisognerà vedere, perché gli spazi politici sono ampi e stetti allo stesso tempo». E l'immediato futuro è troppo incerto perchè Sala commetta l'errore errore tattico di sbilanciarsi a favore dell'asse Pd-Ncd o Pd-sinistra arancione, che pure è il modello che governa a Milano. E «mantenere la barra dritta, concentrarsi sul nostro lavoro per la città qualunque cosa accada a Roma» è la raccomandazione fatta martedì al vertice di maggioranza riunito dopo il Referendum. Tutti (dalla coordinatrice Sel Anita Pirovano al segretario Pd Pietro Bussolati), almeno a parole, lo hanno rassicurato. «Tutti condividono che il modello Milano sta funzionando e deve essere un punto fermo, c'è grande unità» assicura. Pisapia sogna di esportare il contenitore della «sinistra-arancione» che a Milano ha incassato il 3,83%, accogliendo nella lista i transfughi del Pd. Non fu un exploit. E parte già con giudizi tranchant dall'ala radicale e dal popolo del web. Osserva il progetto «con attenzione» l'ex capogruppo Sel ma «non sono interessato ad appoggiare politiche come quelle sul jobs Act o buona scuola nè mi interessa l'ennesimo appello a Renzi, è che Franceschini sarebbe meglio per capirci».
Basilio Rizzo (Sinistra in Comune) aveva «capito che volesse ritirarsi dalla politica, o poteva ricandidarsi a Milano. Noto che quando si è trattato di difendere le posizioni della sinistra al Referendum si è schierato dalla parte sbagliata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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