Pizzul jr, una voce fra Fininvest e Curia

Clima di grande incertezza in attesa della seduta del consiglio regionale di domani, che ha all'ordine del giorno la legge elettorale. Ma soprattutto, anche se non ufficialmente, le dimissioni congiunte di Pdl e Pd. Roberto Formigoni insiste sulla decisione di portare all'ufficio protocollo le dimissioni del gruppo Pdl (o di quella parte che sarà d'accordo) insieme a quelle dell'opposizione.
«Se c'è una volontà generale, la legge elettorale si cambia in tre ore, nella mattina di venerdì. Non vedo la necessità di proseguire oltre venerdì» dice il presidente della Regione. È attesa per oggi (anche se non è ancora stata convocata ufficialmente) una riunione del gruppo del Pdl in viale Monza, nella sede del partito.
C'è un gran lavorìo con il pallottoliere. Si contano presenti e assenti, inclusi i malati. Perché le dimissioni siano sufficienti a far sciogliere il consiglio, ne servono 41. Tutte le opposizioni, insieme, arrivano a quota 31 (ma si parla di un assente per malattia). Ne servono dieci o undici del Pdl: tra i formigoniani di stretta osservanza e gli ex An, si può arrivare al numero. «Allo stato dei fatti, alla fine della seduta di venerdì ci si dimette. Il mio partito può cambiare idea solo per evitare l'eventuale influsso negativo sulle elezioni siciliane di domenica» dice Viviana Beccalossi, vice coordinatrice del Pdl, ex An. Non mancano le incognite.
Roberto Alboni, vice capogruppo del Pdl, ex An, è al lavoro su un emendamento alla legge elettorale: «Mi sembra strano che le dimissioni si debbano dare venerdì. Almeno tentiamo di fare la legge. Se troviamo un impianto condiviso, qualche giorno in più o in meno non cambia nulla. Noi dobbiamo affrontare la legge elettorale e non per scherzo. Mi auguro si trovi la forma più opportuna con gli emendamenti. Poi ci troveremo nelle sedi più adatte a rassegnare le dimissioni».
Un panorama più chiaro dovrebbe esserci oggi a mezzogiorno, quando scadrà il tempo limite per presentare gli emendamenti alla legge elettorale. La Lega è pronta a non fare ostruzionismo ma il capogruppo, Stefano Galli, non prevede tempi brevissimi: «Io ho qualche serio dubbio che la legge elettorale si riesca ad approvare venerdì. Noi cercheremo di fare emendamenti ragionevoli e non ostruzionismo. Come si può fare una legge elettorale in un'ora?».
Attualmente all'ordine del giorno ci sono due leggi, una del Pd e un'altra del Pdl. Ma circola una nuova bozza in quattro punti, che punta all'accordo tra tutti i gruppi, una sorta di maxiemendamento che prevede: non più di due mandati per il presidente della Regione (la legge nazionale non è ancora stata recepita dalla normativa regionale lombarda), l'abolizione del listino, il premio di maggioranza, il tetto di 80 consiglieri e la rappresentanza garantita a tutte le provincie.
Nel Pdl non mancano i dubbi. Sante Zuffada, mantovaniano, spiega che rassegnerà le dimissioni «quando il partito ci dirà la data». E ancora: «Mi auguro che non si determini una spaccatura. Evitiamo forzature, ci manca solo che ci mettiamo a litigare sulla data delle dimissioni.

Noi abbiamo l'obiettivo di dotare la Lombardia di una legge elettorale e non si fa in un giorno. Vedremo quanti emendamenti presenterà la Lega». E Carlo Saffioti, vicepresidente del consiglio regionale: «Le dimissioni sono una scelta politica da concordare con il partito». Oggi il giorno decisivo.

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