Processo "bis" per la Piastra Expo Chieste condanne fino a 5 anni

Processo "bis" per la Piastra Expo Chieste condanne fino a 5 anni

C'è il processo milanese per falso in cui è imputato il sindaco Giuseppe Sala (sentenza il 5 luglio). E poi c'è il processo parallelo, quello sulla sostanza della presunta turbativa d'asta, che è in corso al Tribunale di Como dove è stato trasferito per competenza. Anche qui il procedimento nato dall'inchiesta sulla Piastra di Expo sta arrivando all'epilogo. Due giorni fa il sostituto pg di Milano Massimo Gaballo, lo stesso che sostiene l'accusa contro Sala, ha tenuto la propria requisitoria e ha avanzato le richieste di condanna.

A Como sono imputati Piergiorgio Baita, ex presidente e amministratore delegato della Mantovani spa, Franco Morbiolo, ex presidente di Coveco (oggi Kostruttiva), e Dario Comini, all'epoca dei fatti dipendente di Metropolitana milanese. Si aggiungono le società Mantovani e Coveco. Le accuse sono, a vario titolo, di turbativa d'asta, corruzione, violazione di segreto d'ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e ricettazione di documenti riservati. Il pg ha chiesto una condanna a quattro anni e nove mesi di carcere per Comini e a tre anni per Morbiolo e Baita più una multa di 1.200 euro. Per ciascuna delle due società ritenute responsabili civili la sanzione richiesta è di 150mila euro. I giudici hanno ammesso come parte civile al processo Metropolitana milanese e l'impresa Pizzarotti (che arrivò seconda nella gara).

Nel filone principale dell'inchiesta sull'appalto per la Piastra, approdato appunto a Como, la ricostruzione della Procura generale che ha avocato le indagini sfilandole alla Procura, dimostrerebbe che nell'assegnazione della commessa con base d'asta di oltre 272 milioni di euro la Mantovani venne illecitamente avvantaggiata. Aiutata sottobanco nell'effettiva assegnazione. Il bando è del 20 dicembre 2011, l'aggiudicazione del 3 agosto successivo. Va detto che la Mantovani presentò un'offerta con un «ribasso molto aggressivo del 41,80%». Sostiene Gaballo: «La costituenda Ati Mantovani (di cui faceva parte Coveco, ndr) era in possesso di dati progettuali idonei a parametrare sugli stessi l'offerta qualitativa prima dell'invio degli stessi dati ai concorrenti». Conosceva cioè in anticipo gli aspetti fondamentali del progetto da realizzare. I dati, «determinanti per vincere l'appalto», li avrebbe avuti da Comini, che in cambio avrebbe ricevuto una mazzetta travestita da fattura emessa per una «inesistente» consulenza. Baita avrebbe avallato l'operazione e Morbiolo avrebbe incaricato Comini della «attività fittizia».

Comini era coautore del progetto esecutivo oggetto della gara, per cui era stata incaricata Mm, e avrebbe fornito i file decisivi alla Mantovani dopo essersi introdotto «abusivamente» nel server della sua società. Le difese replicheranno nelle udienze dell'11 e 18 luglio. La sentenza è prevista per il 19 settembre.

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