Milano capitale del terzo settore. Sentita e risentita in questi anni. Ci sono decine di associazioni, enti, fondazioni attive in città. Eppure dal 2011 al 2015 la giunta Pisapia ha diviso oltre 61 milioni di euro di fondi pubblici (comunali o dello Stato) destinati alla gestione dell'emergenza profughi solo tra cinque associazioni. La parte maggiore è andata a Farsi Prossimo, promossa dalla Caritas (24,5 milioni alla cooperativa e 11,7 al consorzio). Oltre 18,5 milioni alla fondazione Progetto Arca, circa 4,7 alla Casa della Carità di don Virginio Colmegna (il suo braccio destro Maria Grazia Guida è stata anche vicesindaco nei primi due anni di mandato), 631.876 euro all'associazione Sviluppo e Promozione. Una quota minore ai City Angels (64mila euro) e altri 916.235 euro del Servizio politiche immigrazione divisi tra Fondazione fratelli di San Francesco, Fondazione Don Gnocchi e ancora City Angels. Sono fondi per l'accoglienza distribuiti quasi sempre senza bando pubblico ma con la formula della procedura negoziata, in pratica con assegnazione diretta. «Pensare che nella capitale del terzo settore tutti i fondi dell'accoglienza profughi vengano spartiti tra 4 o 5 enti mi pare estremamente riduttivo» contesta il capolista Fdi Riccardo De Corato, ex vicesindaco che parla addirittura di «profugopoli». E ricorda i rilievi sollevati già nel marzo 2015 dal presidente dell'Anac Raffaele Cantone su un eccessivo ricorso all'assegnazione senza gara, non solo da parte dell'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino ma anche dal settore Verde, Arredo Urbano, Cultura. Mesi dopo prese atto dei chiarimenti forniti dal sindaco e «assolse» il Comune, ma dopo le diffide e l'esplosione dello scandalo «Mafia Capitale» (guarda caso) Majorino decise frenare gli affidamenti diretti. Quasi a fine mandato.
Non sono le uniche anomalie denunciate ieri da De Corato. Intanto, ci sono i 15 milioni di contributi assegnati durante il 2015 a 1.678 associazioni (dalla capoeira all'«Accademia degli scacchi» al Centro iniziativa gay) che «in tempi di crisi potevano almeno essere dimezzati». E sotto gli occhi dell'esponente di opposizione sono finiti anche gli allegati al Bilancio consuntivo 2015 redatti dall'Internal Auditing del Comune. Già la prima incongruenza è che «non sia stato scelto un supervisore esterno, ma funzionari del Comune controllano il Comune stesso». Detto questo, l'indagine interna è scattata lo scorso marzo dopo due furti di denaro contante dall'Ufficio Condono di via Edolo e la scomparsa di una busta con soldi versati dai contribuenti presso lo Sportello unico per l'edilizia di via Pirelli, denaro in questo caso ritrovato dopo un paio di settimane dentro a una scatola con altri documenti.
Ma «questo la dice lunga sulla confusione che regna in quegli uffici e per arrivare a un internal auditing vuol dire che i casi sono più numerosi». In via Pirelli c'era un solo Pos, «più del 60% paga in contanti», dopo i furti e i rilievi, sono state raddoppiati i sistemi per il pagamento automatico.
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