Il ramadan in oratorio. Qualche parrocchiano di San Bernardo alla Comasina è interdetto, sorpreso. E nel quartiere sono ancor più contrariati. Sabato sera nella parrocchia di piazza Gasparri si è celebrato l'Iftar della Misericordia, organizzato dal circolo Acli della Comasina con la presenza di un imam e del parroco. L'iftar è il pasto serale che rompe il digiuno, per i musulmani che praticano il ramadan, il mese sacro di preghiera dell'islam. Per iniziativa del circolo di quartiere dell'Associazione cristiana dei lavoratori italiani, la rottura del digiuno è stata ospitata dalla (...) parrocchia della Comasina con un programma che ha previsto una riflessione sui «perché del digiuno», i «bambini che recitano il Corano», la preghiera «Al Maghreb» e una cena condivisa con i profumi arabi e sapori dell'Africa. L'iniziativa rientra perfettamente in quella linea di ecumenismo e dialogo che la Curia ambrosiana ha sempre tenuto - a volte fra mille polemiche - nei confronti dei centri islamici cittadini. La Curia stessa ha dato notizia di un incontro di rottura del digiuno» in programma sabato nella parrocchia dell'Incoronata in corso Garibaldi, con una riflessione interreligiosa sul digiuno nelle religioni. E la Comunità di Sant'Egidio , con diverse comunità musulmane di Milano, si è si ritrovata nella chiesa di San Bernardino in via Lanzone «per pregare gli uni accanto agli altri e mangiare insieme, festeggiando l'iftar».
Le foto che ritraggono i fedeli musulmani in preghiera con i loro tappeti nell'oratorio della Comasina, tuttavia, hanno provocato reazioni nel quartiere e in parrocchia. E non solo. «Sono sempre stato a favore del dialogo - premette Gabriele Legramandi, consigliere di Forza Italia e presidente di commissione in Zona 9 - tanto più in un quartiere come il nostro che ha più del 30% di immigrati, 3.200 circa su 10.000, abitanti. Prendo atto delle questioni, senza pregiudizi, considero il dialogo inevitabile e giusto, ma questo faccio fatica a considerarlo dialogo. Il dialogo è importante ma questa cosa non rientra nelle cose che si dovrebbero fare per dialogare. Un evento del genere, organizzato da un'associazione di ispirazione religiosa ma politicizzata, non è stato neanche spiegato. L'Acli può fare quello che vuole, ma qui sono stati concessi locali che sono di tutta la comunità parrocchiale, senza neanche un incontro preparatorio. Più che dialogo sembra una provocazione».
E interviene, duramente, il capogruppo comunale (e regionale) di Fi, Gianluca Comazzi: «Oramai anche dentro un oratorio cattolico si celebra il ramadan, con la benedizione del prete. Siamo arrivati al paradosso. Nel quartiere ci sono tanti giovani e anziani privi di un luogo di ritrovo dove passare il tempo, sarebbe bene che il parroco pensasse anche a loro.
Tra l'altro, l'iniziativa è promossa con i fondi che l'Acli ricava dal 5x1000; lo sanno i cattolici milanesi che le loro offerte vengono usate per promuovere iniziative di un'altra religione? Ad Abdullah Tchina, imam di Sesto, vorrei invece chiedere di fare chiarezza sull'origine dei cospicui finanziamenti ottenuti dalla sua comunità per la realizzazione della più grande moschea del nord Italia. A quanto pare, i soldi non gli mancano. Questa storia mi ricorda la trama di un romanzo di Michel Houellebecq uscito nel 2015, Sottomissione».
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