RELIGIONE E GUERRA

«Vogliamo fare qualcosa insieme per promuovere una cultura dell'incontro, anche con le scuole, per superare queste follìe». Paolo Branca, docente di Islamistica alla Cattolica e responsabile del dialogo con l'Islam della Diocesi, è di ritorno da un incontro alla Casa della carità con don Virginio Colmegna, l'imam di via Padova, l'imam di Cascina Gobba e il capo di una confraternita mistica musulmana. «Purtroppo da tutte e due le parti ci sono imprenditori dell'odio e della paura che hanno molto da guadagnare».

Lei dice che i fatti di Parigi sono il nostro 11 settembre.

«È l'11 settembre dell'Europa. Sia la città che gli obiettivi sono molto simbolici e questo moltiplica l'effetto. Ma la cosa più importante è non cadere nella trappola e resistere alla tentazione degli opposti estremismi».

È in corso una guerra nell'Islam o una guerra contro l'Occidente?

«All'interno dell'Islam c'è un grande problema, esploso negli ultimi due decenni: come entrare nella modernità. Avendo immigrati musulmani, subire le ripercussioni di ciò che accade nei Paesi d'origine è inevitabile. Ma non si può consentire che un luogo di culto diventi luogo di propaganda politica violenta».

Può succedere a Milano ciò che è accaduto a Parigi?

«Non credo che l'Italia sia un obiettivo: per loro è una passerella per l'Europa. Ma non sono in grado di escludere che possa accadere qualcosa di brutto anche a Milano. Ci sono i lupi solitari: uno con una mitragliatrice può fare quello che vuole».

Come separare il radicalismo violento dai moderati?

«Non dobbiamo lasciare alcuno spazio a violenti e delinquenti e perseguirli, ma si fa troppo poco anche per prevenire e promuovere le pratiche positive. La maggioranza silenziosa di moderati è una realtà».

Nell'albo delle religioni e nel bando del Comune i moderati hanno spazio?

«Il bando cerca di premiare quelli che si comportano meglio, che sono sul territorio, che hanno buoni rapporti con le istituzioni e garantiscono trasparenza nei finanziamenti. Questo però non è così semplice da verificare, perché per tanti anni non è stato fatto. Basti pensare a viale Jenner: avrebbero dovuto chiuderla anni fa».

L'allarme è viale Jenner?

«Mi chiedo perché uno dei tre luoghi messi a bando sia proprio il Palasharp, dove si sono trasferiti da anni per la preghiera del Venerdì e per il Ramadan molti antichi esponenti di viale Jenner, che non è certo mai stato uno dei centri migliori di Milano. È la logica della sanatoria a scapito della sicurezza».

Come valuta la legge in discussione in Regione?

«Non si possono mettere vincoli per dire un no preventivo alle moschee: le

moschee clandestine sono venti o trenta e non sono certo più sicure. Il problema della violenza, sia pure in altri Paesi, riguarda anche indù e sette evangeliche. Ma non è questo il modo per risolverlo, solo per rimandarlo».

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