Rom ucciso all'ospedale Ecco come è nata la faida

Rom ucciso all'ospedale Ecco come è nata la faida

Non è bastato dividere le due famiglie nomadi, spedendone una a Chiesa Rossa, dopo la sparatoria di gennaio nel campo di via Idro. Appena i due gruppi si sono incontrati, è partita subito la rissa, conclusa con la morte di Luca Braidic. Motivo del contendere: la vittima ha una figlia, Jeannette, sposata a Sean, ragazzo del clan rivale De Ragna. Ma dopo la «battaglia», la ragazza aveva testimoniato contro la sua famiglia. E l'altro giorno il morto ha nuovamente rimproverato al clan rivale di «averla coinvolta nei nostri affari», facendo scoppiare la rissa. E ora che la faida ha fatto scorrere il sangue, c'è molta paura nei due insediamenti, già sotto stretta sorveglianza, mentre la consulta nomadi accusa il sindaco: «Non hai fatto abbastanza».
Per capire le ragioni di questa guerra, bisogna fare un salto indietro di qualche anno. Via Idro è un insediamento nato oltre 30 anni fa, gonfiatosi nel tempo fino a contenere 600 persone, sistemati in villette prefabbricate, caravan e roulotte. Sono tutti rigorsamente sinti che, insieme con i rom, costituiscono le principali etnie nomadi in Italia. I continui interventi del Comune hanno fatto via via scendere il numero dei residenti a poco più di 150 unità: un centinaio di Bradic, i padroni del campo, una trentina di Hudorovic e una ventina di De Ragna.
I Braidic odiano i De Ragna, li accusano di commettere crimini violenti, anche se nemmeno loro scherzano, ma soprattutto di essere «infami», cioè parlare con la polizia. E non basta a sopire i rancori, il matrimonio tra Jeannette e Sean. Così il 28 gennaio parte l'assalto frontale. I primi, armati di pistole e fucili, crivellano le case dei rivali. La polizia riporta la calma a fatica, le volanti sono accolte da un fitta sassaiola, dopo di che il Comune decide di separare i contendenti, spedendo i De Ragna a Chiesa Rossa. Dieci giorni dopo le loro case vengono date alle fiamme. Le indagini consentono di individuare tra i più attivi aggressori i fratelli Luca, 34 anni, il nuovo capo clan, il fratello Remo, 38 anni, il cognato Marco Held, 30 anni, e un diciassettenne.
Ma la faida anziché placarsi si acuisce, perché Jeannette testimonia contro la propria famiglia. Una cosa inconcepibile nella logica dei sinti. Così l'altra mattina quando causalmente i due gruppi si incontrano al San Raffaele nasce subito la zuffa. Luca, 49 anni, insieme ai figli Nico e Mirko, 28 e 29 anni, incrocia negli ambulatori il consuocero Marco, 47 anni, il genero Sean, 22, con i fratelli Kevin, 18 e Valentino, 27. Escono a regolare i conti, non prima di aver chiamato i rinforzi. Fuori infatti saranno alla fine una quindicina a darsele di santa ragione, calci e pugni ma anche bastoni e mazze. Le telecamere immortalano Kevin mentre strappa una spranga agli avversari e colpisce Luca alla testa. Poi arriva la polizia, qualcuno riesce a fuggire, mentre vegono arrestati Nico e Mirko Braidic e Marco e i figli. Luca viene invece ricoverato in rianimazione, nel pomeriggio viene dichiarata la sua morte clinica, ieri il suo formale decesso.
E adesso la vendetta: la morte di Luca deve essere pagata con la morte di Marco, un capo famiglia per un altro capo famiglia.

La ritorsione non dovrebbe scattare prima dei funerali, ma la polizia sta tenendo sotto controllo i due campi perché i nomadi non vanno tanto per il sottile e la rappresaglia potrebbe colpire anche le donne De Ragna, rintanate a Chiesa Rossa. Lo sa bene la consulta rom e sinti che però preferisce dare la responsabilità al Comune, mica ai nomadi, per non aver sanato in tempo situazioni di degrado chiedendo nuovi interventi.

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