Salvini: «Assumiamo mille forestali»

Proposta choc, la polemica con il Sud. Il numero due della Lega detta l'agenda a Maroni

Salvini: «Assumiamo mille forestali»

Le Lega che non t'aspetti è quella che chiede di assumere mille forestali. Proprio quel simbolo dello spreco e della politica più clientelare di cui il Carroccio ha da sempre fatto la sua battaglia. Fino a brandirli come una delle motivazioni più forti per chiedere la secessione dalle regioni del Sud dove questo, a leggere i numeri, più che un fenomeno è una piaga. Eppure la richiesta viene da una voce autorevole come quella dell'appena nominato vice segretario federale Matteo Salvini che ieri, in un'intervista alla Padania, ha lanciato la proposta choc. «Guardo Roma - le sue parole - e vedo che continuano a regalare soldi, come i due miliardi dalle Regioni del Sud per la sanità. Sa che cosa mi piacerebbe?». Legittima curiosità dell'intervistatore, perché Salvini è uno dalla cannonata facile. E anche questa volta non si smentisce. «Perché la Regione Lombardia non apre un bel bando per assumere mille operai forestali?». Il fatto è che a capo della suddetta Regione c'è proprio il segretario federale Roberto Maroni di cui Salvini è chiamato a giudicare i primi sessanta giorni. E a cui, dopo non aver negato «un bell'otto in pagella», comincia a dettare l'agenda futura. «Non mi pare di dire nulla di così scandaloso. In Lombardia ne abbiamo circa 600, forse meno. In quelle Regioni sfiorano i ventimila. Chi fa scandalo?». E aggiunge anche l'invito a sforare i limiti di spesa fissati per legge.
Con Maroni che ieri mattina a Varese, festeggiando l'anniversario della Repubblica nel nuovo corso di una Lega non più allergica al Tricolore, è tornato sui conti del partito. «Ci sarà l'obbligo per noi - assicura - di ridurre i costi. Abbiamo approvato un bilancio che ha chiuso la fase della Tanzania: quella nuova prevede un dimagrimento delle spese, tagliando quelle non finalizzate all'attività politica». Inevitabile un accenno all'appannaggio quasi milionario di Umberto Bossi: «Questo ho detto al Federale e questo farò - ha tagliato corto Maroni - Il resto è solo una interpretazione dei giornali». Si vedrà. Duro è anche il governatore con quel Patto di stabilità che impedisce le spese anche alle amministrazioni virtuose e che Salvini (come tanti altri) lo incitano a non rispettare. «Se entro fine anno - ha detto Maroni ricordando l'impegno illustrato il 7 aprile a Pontida coi presidenti di Veneto e Piemonte - il governo non lo modifica, dall'anno prossimo ci sarà obiezione o disobbedienza fiscale». Non solo. Perché questa, assicura, «sarà la prima grande battaglia del Nord».
E ora comincia un'altra settimana di passione che porta al voto di domenica.

Una difficile rivincita sui risultati non esaltanti del primo turno e che vedrà impegnati ai ballottaggi sette candidati leghisti, di cui quattro in Lombardia. Prudente Salvini. «Non so come andrà a finire. Quanti ne vinceremo, dove perderemo. So di sicuro che si stanno impegnando al massimo tutti».

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