Non sono andati a controllargli il colore dei calzini. Ma per il resto sul giudice Luciano Barra Caracciolo, presidente della Quinta sezione del Consiglio di stato, si è abbattuto di tutto. La sua colpa: avere sospeso l'efficacia dell'area C, in attesa della valutazione che quest'autunno il Tar della Lombardia farà della validità del provvedimento della giunta Pisapia. Apriti cielo: dimenticando improvvisamente gli anni trascorsi a proclamare che «le sentenze si rispettano», i fan dell'area C hanno iniziato a coprire di contumelie i giudici del Consiglio di Stato. Non solo criticando la sentenza ma andando all'attacco sul piano personale del giudice che l'ha emessa, frugando nel suo passato fino a individuare il peccato originale, rivelato dal consigliere comunale di Sel Mirko Mazzali (nella foto): avere lavorato alla presidenza del Consiglio dei ministri quando al governo c'era Silvio Berlusconi. Conclusione: il giudice Luciano Barra Caracciolo è uno strumento del centrodestra, un berlusconiano piazzato al Consiglio di stato per sabotare il provvedimento antitraffico e antismog della giunta milanese di centrosinistra.
Invano qualche specialista ha cercato di richiamare tutti alla ragione, facendo presente che il Consiglio di stato si è limitato verosimilmente a rilevare uno strafalcione tecnico della delibera sull'Area C. Niente da fare, la sentenza indigesta fa dimenticare improvvisamente il sacro rispetto per la magistratura.
La vis polemica è così intensa che nessuno tra i difensori dell'Area C si accorge che in realtà Barra Caracciolo si è limitato a presiedere il collegio, mentre la sentenza l'ha scritta un altro giudice che si chiama Paolo Lotti.
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