Sea, scontro Maroni-Pisapia Roma chiude la Tangenziale

Un invito al sindaco Giuliano Pisapia a un maggiore impegno per salvare Malpensa e poi la bordata del governatore Roberto Maroni al ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni la cui firma che ancora manca rischia di far chiudere i cantieri della tangenziale esterna. «Ho sempre detto che non tutto quello che avviene in Lombardia dipende da me, ma tutto quello che avviene mi interessa», ha risposto ieri Maroni ha risposto ieri a chi gli chiedeva cosa pensasse del silenzio del Comune dopo la sua dichiarazione di «guerra» a chi vuol ridimensionare Linate e Malpensa. «Il problema - ha spiegato - mi interessa anche se non è mio. Lo abbiamo fatto con la linea ferroviaria Arcisate-Stabio e lo abbiamo risolto, così faremo anche con Malpensa». Certo, aggiunge, «stupisce l'atteggiamento del Comune, azionista di maggioranza di Sea che gestisce Linate e Malpensa e di Sacbo con Orio al Serio. Spero sia soltanto una reazione ritardata». Confermando di aver avuto dal consiglio regionale il mandato a trattare con il governo per evitare che l'interessamento della compagnia di Abu Dhabi Etihad al salvataggio di Alitalia possa penalizzare proprio gli scali lombardi. Di questo Maroni parlerà oggi con il ministro Maurizio Lupi al convegno sulle infrastrutture organizzato dalla Fondazione Tempi e a cui parteciperà anche il presidente Confindustria Giorgio Squinzi. Piccata la reazione del Comune. «Il presidente Maroni - la replica del vicesindaco Ada Lucia De Cesaris - ha molte incombenze e forse si è distratto. Sulla necessità non solo di salvaguardare ma di potenziare Malpensa, anche in vista di Expo, il sindaco Pisapia è stato il primo a intervenire affermando pubblicamente nei giorni scorsi che penalizzare Malpensa sarebbe una scelta scellerata contro cui il Comune non starà in silenzio». Certamente vero, ma è innegabile che in Regione si siano dati parecchio da fare tra consiglio e giunta per evitare di occuparsi della questione Malpensa a buoi (o passeggeri) già scappati dalla stalla.
Ma sul tavolo di Maroni c'è anche il fascicolo Teem, la società della nuova tangenziale messa a rischio dalla burocrazia romana. «Un provvedimento - ha spiegato Maroni - per cui non chiediamo soldi che sono già stati stanziati, serve solo la firmetta del ministro. Si ritarda ancora di un paio di giorni e si rischia di chiudere i cantieri. Se questa è l'efficienza del governo romano. Altro che Letta bis, per l'Italia so io cosa servirebbe». Ieri la telefonata al ministro Fabrizio Saccomanni con la richiesta di controfirmare il decreto, siglato un mese fa dal ministro Lupi per l'erogazione dei primi 70 milioni dei 330 in totale di contributo pubblico per un'infrastruttura da 2,2 miliardi, necessaria non solo per l'Expo, ma per l'economia del Nord e quindi dell'intero Paese. Il ministro sembra aver detto che se ne occuperà. Bontà sua, visto che la società Teem aveva con grandi sforzi ultimato già prima di Natale il closing finanziario per avere al più presto le risorse necessarie a far andare avanti i lavori.

Con il consigliere di amministrazione di Te Stefano Maullu che assicura che «bene ha fatto maroni a lanciare il grido d'allarme, ma Te non lascerà a casa nessuno dei 1.600 lavoratori che quotidianamente lavorano nei cantieri».

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