Il simbolo del Comune accostato ai sostenitori della «resistenza» (o «intifada») palestinese e ai fautori del «boicottaggio» di Israele.
L'appuntamento di sabato è già un caso. E solleva proteste in Consiglio e nelle associazioni filo-Israele, oltre che stupore fra i componenti della comunità ebraica. «Pratiche israeliane nei confronti del popolo palestinese e questione dell'apartheid», questo il titolo di un documento che sarà presentato al «Cam Gabelle» in via San Marco, nel corso dell'incontro dedicato alla «Tragedia palestinese nella crisi del diritto internazionale». Ora, che il popolo palestinese si trovi in una situazione drammatica è inconfutabile, ma storicamente la responsabilità di questa situazione grava sugli Stati arabo-musulmani e sui dirigenti delle organizzazioni palestinesi. Che lo Stato di Israele possa essere accusato di una politica di «apartheid» - cioè di segregazione razziale - nei confronti del popolo palestinese, è una tesi manichea che può trovare seguito e riscontro solo in settori estremi della politica. E invece sembra che il Comune la promuova: il simbolo c'è, e qualcuno ora chiede con forza che sia tolto.
L'incontro così - si legge nella locandina - è promosso da «Milano in Comune» e «Milano progressista». Fra i promotori figurano però anche sigle filopalestinesi che hanno animato le con i loro militanti le manifestazioni del dicembre 2017, quelle in cui - in pieno centro di Milano - furono scanditi slogan pro-Intifada e anti-Israele (e anti-Usa) e addirittura grida jihadiste e antisemite che provocarono la giusta sollevazione della Comunità ebraica di Milano e poi la reazione di condanna del sindaco - e infine degli stessi organizzatori.
Nel 2017 quel corteo, ora il convegno in via San Marco. «A cura di Progetto Palestina e Bds Italia» si legge a proposito dell'annunciato rapporto, un documento ambiguo, rifiutato perfino dall'Onu, che non è certo un'istituzione annoverabile fra quelle amiche di Israele. «Il Rapporto "Escwa 2017" è stato a suo tempo respinto dalle nazioni unite, che lo hanno sconfessato e poi rimosso dal loro sito ufficiale», sottolinea Alessandro Litta Modignani, presidente dell'Associazione milanese pro Israele, che contesta l'iniziativa, parla di «professionisti dell'odio contro Israele» e chiama in causa Palazzo Marino. «La locandina della manifestazione - dice - presenta il logo del Comune, che in modo irresponsabile sponsorizza e avalla la campagna mistificatoria di boicottaggio e odio nei confronti di Israele». Litta chiede «al sindaco Sala di ritirare immediatamente il patrocinio del Comune e di rendere conto all'opinione pubblica del sostegno offerto alla campagna denigratoria contro Israele, basata per giunta su un documento falso, menzognero, smentito e respinto dalla stessa Organizzazione delle Nazioni Unite».
Del caso parlerà oggi in Aula Matteo Forte, capogruppo di «Milano popolare».
«Strano Comune - dice - quello in cui: il sindaco, per un articolo di stampa in cui si preannunciava un avviso di garanzia, si autosospende e stimati dirigenti dell'urbanistica non si capisce bene accusati di cosa vengono spostati d'ufficio. Epperò lo stesso Comune apre le porte e riceve con tutti gli onori propagandisti della jihad palestinese».
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