Lo «sportello famiglie» della Regione parte oggi, non a caso, nel primo giorno di scuola. Obiettivo dichiarato del Pirellone, infatti, è dare informazioni ai genitori con figli in età scolare, o supporto di fronte a situazioni di disagio (bullismo, maltrattamenti, difficoltà). Tutti i dirigenti scolastici lombardi sono stati messi al corrente dell'attivazione dello sportello con una lettera, firmata da tre assessori regionali: Cristina Cappellini, Valentina Aprea e Francesca Brianza.
Le famiglie, telefonando al numero verde usato generalmente dal Pirellone (il 800.318.318, cui si aggiunge una mail dedicata) parleranno con un addetto regionale, incaricato di compiere un filtro preliminare per fornire informazioni di primo livello e indirizzare eventualmente gli utenti agli operatori del gestore che sono presenti sul territorio e pronti a prendere in carico la richiesta: psicologi, pedagogisti, insegnanti e altri professionisti. Il servizio è finanziato dalla Regione con 30mila euro ed è stato concepito sulla base del progetto che ha vinto il bando, presentato dall'Associazione genitori in collaborazione con «Diesse», sigla di insegnanti e dirigenti.
Al di là delle intenzioni della Associazione genitori e della stessa Regione, impegnati a spiegare che si tratta di un normale sportello destinato alle famiglie, il centralino è stato ribattezzato «anti-gender». L'assessore Cappellini non si nasconde: «È riduttivo - premette - si tratta di un servizio di sostegno e informazione, un supporto alle famiglie alle prese con qualsiasi fenomeno di disagio o interessate ad avere informazioni sui diritti verso la pubblica amministrazione o sui programmi scolastici, per esempio. Insomma, un servizio a 360 grado. Comunque, se serve a porre l'attenzione sul tema...».
Il tema è quello della famiglia. E della cosiddetta «ideologia gender», che punterebbe a superare le concezioni più diffuse sull'identità e l'orientamento sessuale, per minare la famiglia e la visione tradizionale della famiglia. «Il gender è un tema di cui ci siamo occupati - spiega l'assessore - per scongiurarlo. Ieri la prova, con la dichiarazione del ministro sulle lezioni legate all'educazione sessuale. Noi abbiamo avuto notizia di lezioni tenute da esponenti dell'Arcigay o di associazioni schierate col movimento Lgbt. Siamo perplessi per alcuni progetti, è iniziata questa battaglia da due anni, io ci credo, abbiamo conosciuto il Family day e le problematiche coinvolte. C'è una maggioranza silenziosa spesso oscurata da minoranza chiassosa». L'assessore Cappellini, al di là delle sue stesse deleghe, è diventata il simbolo lombardo di questa battaglia: «Per me - spiega - il punto è ribadire è che la famiglia è composta da madre, padre e possibilmente figli, è un argine alla deriva antropologica che si sta diffondendo con l'ideologia gender. La famiglia è un'altra cosa, mentre con la legge Cirinnà abbiamo unioni civili che sono matrimoni e, anche se non c'è la stepchild adoption (l'adozione del figlio del partner, ndr) i tribunali stanno aprendo la strada».
Una battaglia culturale, insomma.
Che vede schierati sul fronte opposto proprio le associazioni Lgbt, che hanno già annunciato (al «Corriere»): «Chiameremo in tanti e cercheremo di capire come questo servizio verrà effettivamente sviluppato». «Si vede che hanno tempo da perdere - ribatte Cappellini - ce ne faremo una ragione. Anche io ricevo mail e messaggi coloriti L'importante è che, chi ha bisogno, trovi un servizio utile».
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