«Io non so niente di questa cosa». Così la consigliera Pd Sumaya Abdel Qader ha parlato della detenzione americana del cugino. «Lo frequentavo quando ero bambina - ha detto - poi è andato a studiare in Pakistan e ci siamo persi di vista, non ci vediamo da un sacco di anni. A me risulta che lui sia stato seguito da Amnesty international perché era detenuto in Israele in attesa che gli fosse contestato un capo di accusa. Un anno fa è arrivata una sentenza dopo il processo. Credo lo abbiano condannato a due anni per resistenza a pubblico ufficiale». E sul tema politico sollevato dal consigliere Matteo Forte con la ex Pd Maryan Ismail, ha minimizzato: «Il Pd di Milano ha rapporti con tutte le realtà musulmane». Il centrodestra ha attaccato: «La consigliera Qader non sa più come rispondere e il Pd continua a difenderla» ha detto Riccardo De Corato (Fdi). «Qualcuno ha riferito al sindaco di chi siede sugli scranni dell'aula consiliare?» ha chiesto Max Bastoni (Lega).
E il segretario Pd Pietro Bussolati ha replicato: «Siamo amareggiati, quella di oggi è una pagina di brutta politica che non è degna del confronto democratico. Rivolgere accuse così gravi, accostare simboli e utilizzare determinati metodi è una pratica che appartiene a movimenti molto lontani dalla cultura democratica della nostra città».
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