Il Tar boccia i presidi: non potranno firmare i diplomi di maturità

I giudici annullano di nuovo il concorso per dirigenti scolastici. L'assessore Aprea: "È sconcertante, chiederemo una sanatoria"

«È sconcertante». Valentina Aprea, assessore regionale all'Istruzione, sobbalza sulla sedia quando viene a sapere che il Tar ha annullato per la seconda volta il concorso dei dirigenti scolastici. E oggi si precipiterà a Roma, assieme al direttore dell'Ufficio scolastico regionale Delia Campanelli, per fare chiarezza: «Chiederemo una sanatoria - annuncia la Aprea in vista dell'appuntamento con il Capo di Gabinetto del ministero dell'Istruzione - E vogliamo precise garanzie perché ci sia un avvio regolare dell'anno scolastico».

La Regione pretende che a settembre i dirigenti scolastici siedano al loro posto con in mano il titolo ufficiale per farlo.

Paradossalmente adesso i presidi non potrebbero nemmeno firmare gli attestati della maturità se non dovesse arrivare per tempo un decreto provvisorio che li autorizzi. E, in teoria, stanno supervisionando gli esami degli studenti, impegnati con gli orali, senza avere, sulla carta, nessun titolo per farlo.

Nel limbo degli errori dell'amministrazione scolastica sono finiti 355 dirigenti, alla guida delle scuole lombarde: il loro concorso, indetto nel 2011, fu annullato da Tar nel 2013 per lo scandalo delle buste trasparenti che compromisero l'anonimato dei candidati.

Dopo nuovi ricorsi, è arrivata la seconda bocciatura: stavolta a causa di «ombre» all'interno della commissione di concorso. Sembra che il presidente e un sottocommissario non avrebbero avuto i titoli per ricoprire quei ruoli. E che non siano stati scelti «interpellando un numero adeguato di titolati». Altro caos. Altra prova da superare per i dirigenti.

«L'amministrazione - si legge nella sentenza del Tar - ha operato senza un adeguato livello di diligenza che si sarebbe dovuto imporre in considerazione della delicatezza delle scelte che si accingeva a compiere, tenuto conto che si trattava di una procedura concorsuale già incorsa in un annullamento giurisdizionale che aveva visto coinvolti un elevatissimo numero di concorrenti, e considerata l'elevata carenza di organico dei dirigenti scolastici».

«Per colpa dell'amministrazione scolastica - insorge l'assessore Aprea - la scuola lombarda vive momenti di grande incertezza e instabilità. A questo punto, chiediamo al ministero di adottare in tempi brevissimi le misure atte a ripristinare il regolare funzionamento delle scuole impegnate peraltro». Valentina Aprea se la prende anche perché in gioco c'è «la dignità professionale» dei dirigenti, sottoposti a un «percorso umiliante e lesivo» della loro carriera.

L'ennesimo intoppo porta la Regione a chiedere con ancora più forza di prendere in mano le redini dei concorsi scolastici. Lo fa tuttavia in un momento in cui i nuovi provvedimenti voluti dal governo Renzi stanno andando nella direzione opposta. La commissione farlocca incaricata di giudicare i dirigenti «è l'ennesima prova che le formule concorsuali centralizzate non possono essere modellate per valutare la professionalità né dei dirigenti né dei docenti». Se fossero gestiti a livello regionale, sostengono da sempre al Pirellone, ci sarebbe più ordine.

Lo stesso ministero dell'Istruzione farà ricorso al Consiglio di Stato e nel frattempo ha in serbo (nel ddl della Buona Scuola) alcuni emendamenti per una sanatoria che risolva il pasticciaccio del concorso in Toscana, Campania. E Lombardia. Sperando che tutto si sblocchi entro settembre.

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