Tre giorni del Dalai Lama Dagli onori a metà alla rabbia dei cinesi

Da oggi in città il leader dei buddisti tibetani Agli Arcimboldi la sospirata cittadinanza

Tre giorni del Dalai Lama Dagli onori a metà alla rabbia dei cinesi

Mani giunte, sorriso serafico, abiti sgargianti, ottantun anni ben portati («è per le cinque ore di meditazione al giorno» assicura lui), eppure sembra che il Dalai Lama faccia più terrore di un agente di Wikileaks. Le autorità lo incontrano in visita privata, in luoghi improbabili, in territorio neutro. L'ultima novità è che addirittura i giornalisti sono stati banditi da molti momenti clou, come l'incontro con il sindaco Giuseppe Sala. Comportamento po' singolare con la massima autorità spirituale del buddismo tibetano, ma soprattutto con l'uomo che oggi riceverà la cittadinanza onoraria del Comune, dopo che Giuliano Pisapia nel 2006 gli aveva già dato le chiavi della città.

Per rimanere alle stranezze, nel 2006 il Dalai Lama aveva ricevuto tutti gli onori, incluso il poter parlare in consiglio comunale. Ora che diventa cittadino, il sindaco Sala si limita a un incontro semiclandestino all'aeroporto di Linate. Sarà il presidente del consiglio comunale, Lamberto Bertolè, a concedergli la cittadinanza al Teatro Arcimboldi.

Il perché di tanta cautela lo conoscono tutti e per chi non lo sapesse si chiama Cina. Nonostante Tenzin Gyatso abbia da tempo affermato di aver rinunciato al suo potere politico, mantenendo solo quello spirituale, le sue rassicurazioni evidentemente non bastano. La forza simbolica di colui nel quale tante persone vedono la manifestazione del Buddha della Compassione infastidisce la Repubblica popolare cinese e anzi Pechino spinge perché il suo successore sia scelto in Cina. Così rimane sanguinante la ferita aperta: dopo la repressione della rivolta di Lhasa, il quattordicesimo Dalai Lama fu costretto a fuggire dal Tibet e da allora vive in esilio a Dharamsala, nel nord dell'India.

Fatti dell'oggi sono le polemiche, intrise di interessi economici ed elettorali. Sono ancora negli occhi di tutti le immagini dei membri della comunità cinese accorsi alle primarie per votare Sala. E poi magnati della finanza, dello sport, della moda che hanno preso squadre, griffe, sedi a Milano e muovono capitali milionari. La comunità cinese si sente ed è abbastanza forte da aver firmato un proclama pubblico contro il conferimento della cittadinanza al Dalai Lama. E mentre l'Ambasciata parla di connivenze dei politici, c'è anche la minaccia di una manifestazione di protesta agli Arcimboldi.

Tenzin Gyatso, abituato a polemiche globali, non ha intenzione di rinunciare alla tre giorni milanese, anche se gli inconvenienti partiranno già oggi alle 9,30, all'atterraggio a Linate. Lo staff del Dalai Lama ha ricevuto comunicazioni dalla Sea, la società che gestisce lo scalo aeroportuale, che le autorità non desiderano la presenza dei giornalisti. Tradotto dal gergo ufficiale, il Comune ha detto no a una conferenza stampa.

Il Dalai Lama incontrerà poi in forma privata, come previsto, in Arcivescovado, il cardinale Angelo Scola. L'arcivescovo si sottrae a ogni polemica: «Viene a Milano e lo saluto, con tutto il resto non c'entro. L'ho già incontrato tre o quattro volte e ho anche partecipato a una tavola rotonda con lui».

Dopo un appuntamento al centro tibetano Ghe Pel Ling,

il Dalai Lama incontrerà agli Arcimboldi gli studenti della Bicocca (se ne sono registrati 2.400). Domani e sabato sono invece previste sessioni di insegnamenti pubblici alla Fiera di Rho, aperti al pubblico, a pagamento.

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