Troppa violenza: i medici chiedono le guardie armate

Troppa violenza: i medici chiedono le guardie armate

L'ultimo episodio è avvenuto mercoledì sera: una cardiologa, al settimo mese di gravidanza, è stata aggredita da due pazienti nel poliambulatorio di via Rugabella, a pochi passi da piazza Messori. La donna si è salvata grazie all'intervento del 118 ma ha rischiato grosso. Poche settimane fa, invece, gli infermieri del Sacco avevano deciso di adottare i fischietti per richiamare l'attenzione e difendersi dalle aggressioni. Perché i casi violenza, nei pronto soccorso così come nelle guardie mediche, sono in aumento. E se proprio nelle guardie mediche sono gli accompagnatori a vigilare sui professionisti che raggiungono il posto di lavoro, altrove l'incolumità di medici e personale ospedaliero è affidata alla sorte. Perché nonostante la presenza di un presidio di polizia nelle vicinanze di tutti i pronto soccorso di Milano, sono numerosi gli episodi di violenza denunciati. Per questo le associazioni di categoria guardano con sempre maggiore interesse all'esperienza di altri Paesi, nei quali la sicurezza del luoghi di cura è affidata a guardie interne e armate. «Ci capita spesso di sentire di aggressioni a danno di chi lavora nei pronto soccorso – conferma Roberto Rossi, presidente dell'ordine provinciale dei medici -. Purtroppo la sicurezza negli ospedali non è sempre garantita, per questo penso che potrebbe essere utile un sistema di vigilanza interno e privato, con le guardie armate presenti direttamente negli ospedali. Sono sicuro che sarebbero un deterrente, disincentivando i malintenzionati». L'obiettivo non è militarizzare gli ospedali, tengono a precisare dall'Ipasvi, sindacato degli infermieri, ma «tutelare i professionisti nei casi di necessità, in modo tempestivo ed efficace». Al momento l'unico ospedale di Milano ad aver già adottato questo sistema è il San Carlo. Nel pronto soccorso sono, infatti, presenti due vigilanti privati, in turno nell'arco delle 24 ore. Coadiuvati da un agente di polizia – nell'ufficio adiacente all'ospedale – e da un vigile in turno fra le 6.45 e le 24.30. Diversa la situazione negli altri luoghi di cura, nei quali la sorveglianza è affidata esclusivamente agli agenti della polizia e della polizia locale, che si trovano all'esterno del pronto soccorso. Al policlinico, per esempio, il posto di polizia è presidiato da almeno un agente per 24 ore, mentre il vigile è presente dalle 6.45 alle 24.30. Al Sacco è prevista la presenza di cinque poliziotti che si danno il cambio nelle 24 ore, “ma se succede qualcosa di grave in città il presidio resta scoperto”, dicono dall'ospedale. Mentre i vigili ci sono dalle 7 alle 24, ma solo dal lunedì al venerdì. Al San Raffaele la vigilanza è affidata al commissariato di Lambrate, presente con un agente per tutte le 24 ore, ma solo fino alle 20 nei giorni festivi. Infine al Niguarda ci sono un poliziotto, un vigile e un referente responsabile della polizia durante il giorno. E un solo poliziotto di notte.

«E' chiaro che la situazione attuale non può garantire l'incolumità di chi lavora in ospedale – conclude Rossi -. Solo agenti armati nei pronto soccorso possono davvero agire da deterrenti. E la stessa cosa chiediamo per le guardie mediche».

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