«Siamo tutti Fratelli musulmani». Letto oggi, suscita stupore e imbarazzo l'intervento di Lia Quartapelle. Stupisce probabilmente chi ha saputo della querela che il Pd ha presentato contro Maryan Ismail e Matteo Forte. E imbarazzerà forse il partito. Perché la querela per diffamazione contro la ex dirigente dem e il consigliere comunale popolare è stata depositata in seguito a una conferenza stampa a Palazzo Marino in cui fu presentato un dossier «che associava il simbolo dei Fratelli musulmani a quello del Pd».
Tema delicato certo, perché i «Fratelli» sono un'organizzazione internazionale dell'integralismo islamico. E infatti Forte e Ismail hanno dispiegato la loro iniziativa su un terreno politico. E, presentando il dossier (intitolato «Pd e islamismo politico: un rapporto non occasionale») hanno rivolto al Pd domande politiche. Ciò nonostante il partito ha scelto di rispondere con carta bollata. «Forte e Ismail - ha spiegato una settimana fa il segretario Pd Pietro Bussolati - hanno associato il Pd ai Fratelli Musulmani e all'estremismo islamico. Sarebbe stato strano se non avessimo preso le distanze e denunciato dichiarazioni e illazioni chiaramente lesive della nostra reputazione».
Ma, nel 2012, sul magazine «Qdr», in un intervento che oggi tecnicamente non risulta più leggibile, era stata l'esponente milanese del Pd a scrivere «Siamo tutti Fratelli musulmani». E non era esattamente una deputata qualsiasi, Lia Quartapelle. Capogruppo del Pd in commissione Esteri, la deputata milanese ha rischiato di diventare ministro nel 2014, quando fu per la Farnesina fu scelto Paolo Gentiloni, oggi premier. Insomma, si trattava di un'esperta di politica internazionale, che allora si esercitava sul controverso tema dell'evoluzione politica dell'Egitto e oggi potrebbe aver cambiato idea su molte cose (tanto che ha proposto la medaglia d'oro per la Brigata Ebraica). Comunquelo ha scritto lei: «Siamo Fratelli musulmani». Provocazione? «Può sembrare» ammetteva, «ma lo è fino a un certo punto». «Nei confronti dell'Egitto - sottolineava - chi sta con la democrazia sta con i Fratelli musulmani».
Letto oggi, quel titolo stride con la querela, rafforza la posizione di chi a sinistra ha manifestato dubbi su quella reazione (come Roberto Caputo) e dà ottimi argomenti a chi a Forte o Ismail ha manifestato solidarietà.
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