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«Anarchici del pensiero». Li ha definiti così Edoardo Sylos Labini i prossimi ospiti di Manzoni cultura, il ciclo di appuntamenti-intervista inaugurato con Lando Buzzanca che proseguirà lunedì alle 21 con Massimo Fini e Pietrangelo Buttafuoco che dialogheranno appunto con Labini e Marco Ventura.

Perché «anarchici del pensiero»?

«Sono intellettuali scomodi. Dicono quello che pensano e non hanno padroni, se non il loro giudizio. Vedono la realtà da una prospettiva diversa, lontana dal buonismo che fa solo danni».

Come mai un incontro con due personaggi, a differenza degli incontri tradizionali con un solo ospite?

«Fini e Buttafuoco sono legati a Nerone, cui ho dedicato il mio spettacolo, nato da un'idea del giornalista siciliano su un saggio innovativo dello stesso Fini. Nerone è stato politicamente scorretto, come lo sono i due protagonisti della serata di lunedì che volutamente si terrà nel giorno del compleanno dell'imperatore».

Che cosa apprezza di Massimo Fini?

«Il suo essere fuori dagli schemi. Come un artista puro che crea la sua opera d'arte e non vuole compiacere la massa».

E di Buttafuoco?

«Porta con sé l'abbraccio dell'Oriente, da buon siciliano».

Che cosa invece non le piace di Fini e Buttafuoco?

«Vorrei che si superasse il complesso di dover sempre strizzare l'occhio al mondo radical. Perché non è il fiore all'occhiello della società».

E qual è l'orgoglio di questa società?

«La cultura. Vorrei dar vita e voce al partito della cultura. Una fetta importante d'Italia che, secondo un sondaggio commissionato da Euromedia a Ghisleri, rappresenta quasi il 6% del nostro Paese. Dobbiamo rilanciarci attraverso il patrimonio storico, intellettuale, artistico che è il nostro bene maggiore. Dev'essere il nostro ossigeno, non il nostro petrolio. Non dobbiamo arricchirci con essa ma, grazie ad essa, respirare. E nessuno al mondo se lo può permettere. Solo l'Italia».

Però lei è idelamente collocato in un'area di destra. Moderata o conservatrice, se preferisce.

«I conservatori stanno da un'altra parte. Dobbiamo lasciarci alle spalle il Novecento e le sue categorie. Come fece Marinetti con l'Ottocento. Non serve più un mondo contro. Contro Berlusconi. Contro la destra. Dov'è il confine fra destra e sinistra... Io spesso dico cose di sinistra più della sinistra stessa. Dobbiamo essere gli artefici di un nuovo millennio, non i rivoluzionari da tastiera».

Allude a Grillo?

«Il qualunquismo militante non ci aiuta. È fatto di voci forti senza contenuti. Il partito della cultura deve ritrovarsi nei luoghi della cultura. Nei teatri. E da lì partire».

Qual è il criterio di scelta degli ospiti di Manzoni cultura?

«Personaggi non usurati che hanno qualcosa da raccontare».

Chi sarà il prossimo?

«Carla Fracci. Una donna di prestigio. Il simbolo della danza. L'immagine della Scala più nobile. Ma è stata emarginata, non ha incarichi. Non ha nulla. E oggi è indignata».

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