Uccide la moglie, poi si toglie la vita

Uccide la moglie, poi si toglie la vita

Nessuno li ha sentiti litigare e, con ogni probabilità, tra loro, prima della tragedia, non c’è stato alcun diverbio, non sono volate parole grosse, di quelle pesanti come macigni e che si fatica a dimenticare. Umberto e Matilde Passa, 65 e 63 anni, formavano una coppia affiatata da oltre 40 anni. E quando il figlio Franco, ieri pomeriggio, li ha trovati morti, in casa, pur realizzando immediatamente che era stato il padre a uccidere la mamma con un coltello da cucina e poi a togliersi la vita, con quella stessa arma in un secondo tempo, deve aver pensato che l’uno senza l’altra, difficilmente avrebbe potuto tirare avanti a lungo.
Originari di Brindisi, ma residenti a Milano da oltre quarant’anni, i Passa hanno sempre abitato a Crescenzago, all’ultimo piano, l’ottavo, della palazzina C di via Angelo Rizzoli 85, l’ultimo stabile prima della stazione dell’uscita «Gobba» della tangenziale est e a due passi dall’ospedale San Raffaele. Lì hanno avuto i loro figli: Franco, che abita in centro e lavora nel mondo della moda e Donatella, poco più giovane, che vive a Francavilla Fontana (Brindisi), è sposata con un bimbo e ne aspetta un altro a giorni.
Ex sarto in pensione il signor Umberto, negli ultimi tempi, soffriva di una sottile malinconia che aveva dovuto imparare, faticosamente, a chiamare depressione. Sua moglie, che era stata un’infermiera alla casa di cura Villa Turro, da quando il consorte si era ancora più rabbuiato per una normale cardiopatia che gli avevano diagnosticato, lo aveva convinto ad affidarsi alle cure di una dottoressa che lavora proprio in quella clinica. Quindi donna Matilde aveva pensato che, proprio per il bene del marito, era meglio cambiare aria. Così, vista anche l’imminente seconda gravidanza della figlia, aveva tentato di convincere il marito a tornare in Puglia. Lì avrebbero potuto non solo occuparsi dei nipotini, ma anche affrontare gli anni della vecchiaia forse con maggiore serenità.
Secondo i carabinieri del nucleo operativo che ieri si sono occupati del caso, però, il signor Umberto non aveva preso molto bene la questione del ritorno in Puglia.
Nel palazzo di via Rizzoli sono tutti pronti a giurare che la famiglia Passa aveva comunicato da un po’ la disdetta dell’appartamento all’ottavo piano all’amministrazione del palazzo e che la signora Matilde, ma anche lui, l’Umberto, erano già passati ai saluti. «Noi, tra un po’, ce ne torniamo a Brindisi» avevano comunicato, in più di un’occasione, ad amici e vicini. Matilde appariva soddisfatta di quella decisione. Un po’ meno l’Umberto, ma lui, negli ultimi tempi - come spiegano i condomini - parlava poco e quindi nessuno pensava che fosse stato proprio l’idea di quel trasferimento a renderlo ancora più cupo del solito.
Ieri il figlio Franco cercava di parlare con la madre dal mattino, senza risultato. Così, intorno alle 15.30, ha deciso di andarci personalmente a casa dei genitori.

E quando ha aperto l’uscio ha capito che era finita per sempre: ha visto prima la madre, a terra, accoltellata più volte al torace e all’addome; papà Umberto era sul letto, con l’arma conficcata nello sterno. Il pensionato non ha lasciato nessun biglietto. Non ha voluto, non ha saputo piegare un gesto che, forse, di spiegazioni vere non ne avrà mai.

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