Il vicario nella moschea di Piccardo

A Cascina Gobba incontro con don Alberti. Ma è il centro dell'imam pro-poligamia

Il vicario nella moschea di Piccardo

L'uomo della Curia nella moschea di Cascina Gobba. Ieri (fra l'altro quarta domenica d'avvento) il centro islamico di via Padova 366 ha ospitato don Giampiero Alberti, che per la Diocesi cura i rapporti col mondo islamico. L'occasione, nata senz'altro con le migliori intenzioni, è un evento intitolato «A che punto è il dialogo interreligioso», animato da Giusi Valenti (ausiliaria diocesana) e dal sacerdote, grande esperto di islam e mondo arabo, impegnato da quasi 30 anni nella pastorale interreligiosa - così è stato presentato - ma anche collaboratore dell'Ufficio ecumenismo e Dialogo della Curia, nonché segretario dal 2004 del Forum delle religioni di Milano. Un «curriculum» di grande livello per un uomo di fede che è sacerdote a Milano da 46 anni. Don Alberti è stato accolto a Cascina Gobba da Maher Kabakebbji, già presidente del Caim e leader di «Waqf al-Islami», l'ente di Gestione di molti beni islamici in Italia, fra cui appunto quello di via Padova 366, in passato al centro di un contenzioso legale con i vertici di un altro centro islamico di via Padova, la Casa che ha sede al civico 144.

Don Alberti è un grande conoscitore dell'islam e un grande fautore del dialogo interreligioso, tanto che non perde occasione per valorizzare le occasioni di incontro», come ha scritto anche in occasione dell'ultimo Ramadan, a metà maggio, quando ha inviato una lettera agli «amici musulmani», mentre una lettera per la chiusura del mese sacro di digiuno e preghiera è stata inviata dall'arcivescovo, Mario Delpini. Il 22 agosto, don Alberti ha partecipato personalmente alla Festa del Sacrificio, Eid al-Adha, che alcune comunità islamiche milanesi hanno celebrato all'Arena civica. C'era anche la comunità di Cascina Gobba, che è intitolata a Maria e oggi è attivissima, con iniziative varie. Appena due settimane fa ha ospitato la lezione di un monaco francescano, ma il centro islamico è anche piuttosto discusso, e non solo per ragioni tecnico-urbanistiche. Come ogni altro centro islamico milanese, che non sia quello di Segrate, non è un luogo di culto in senso stretto, ovvero non ha una destinazione urbanistica espressamente compatibile col culto, soprattutto dopo la legge del 2015 con cui la Regione ha aggiornato la normativa in materia, e anche per questo - insieme ad altri tre - è al centro di un progetto di sanatoria del Comune, che l'ha inserito fra i centri da regolarizzare con il nuovo piano, il Pgt.

Al di là del profilo edilizio, discutibile è anche quello «politico», come emerso in occasione del sopralluogo della commissione comunale urbanistica, una settimana fa. I consiglieri comunali che hanno visitato il centro sono stati accolti da Usama El Santawy, che in uno studio curato per l'Ispi, da uno dei massimi esperti di estremismo, Lorenzo Vidino (direttore di un programma di ricerca alla George Washington University) viene indicato come uno dei protagonisti della «scena autoctona salafita» (anche se lui «non si definisce un salafita puro»). L'imam Santawy è stato in passato protagonista di alcune clamorose dichiarazioni - che ora considera malintesi - in cui legittimava come «jihad legittimo» la partecipazione al conflitto siriano e mostrava «comprensione» per i combattenti europei, tanto che in una lunga intervista a Linkiesta parlava in questi termini di Giuliano Delnevo, il genovese convertito e partito per la guerra in Siria, dove ha trovato la morte: «Noi lo vediamo come uno shahid, un martire, chi combatte sinceramente per la causa» diceva, e «appena finisce la guerra merita che gli si dedichi una via in tutti centri abitati siriani».

A Cascina Gobba, inoltre, è di casa con lezioni e conferenze anche Hamza Piccardo, un personaggio molto noto e altrettanto discusso dal punto di vista culturale. Già fondatore dell'Ucoii e poi leader della Costituente islamica, di Piccardo si è molto parlato in quanto fautore della poligamia, che ha fatto sapere di considerare letteralmente un «diritto civile» quando - due anni fa - il sindaco Sala ha celebrato una unione civile fra due uomini.

Quando ha visitato Cascina Gobba trovandosi con grande sorpresa di fronte Santawy, il consigliere di centrodestra Matteo Forte ha commentato così: «La qualità degli interlocutori che chiedono di essere riconosciuti e legittimati non può rimanere un tema evaso dal Comune nella discussione sul Pgt». Forte fra l'altro è appena stato indicato quale membro di una commissione per la promozione del bene comune nominata dall'arcivescovo. La sua dichiarazione non si riferiva ovviamente all'appuntamento di ieri. Eppure sollevava il tema degli interlocutori.

«El Santawy, che ho avuto modo di incontrare come imam nel sopralluogo - aggiungeva - è spesso entrato nell'occhio del ciclone per alcune frequentazioni, come quella con Musa Cerantonio, (un predicatore radicale, ndr) o certe dichiarazioni, come quella riportata in un'intervista sul presunto martirio di Delnevo». «Il tema non è il mero rispetto di norme urbanistiche - concludeva - ma capire che tipo di islam queste realtà intendono rappresentare. Non può essere confinato tutto a una curiosità di un consigliere d'opposizione».

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