Il primo writer milanese condannato per associazione a delinquere è un giovanottone alto e lungo, vestito da capo a piedi di capi firmati, che ieri mattina se ne sta sulla panca al settimo piano del palazzo di giustizia, in attesa del processo a carico suo e dei suoi compagni di ciurma. «Io mi firmavo Zed», dice. Ma se gli si chiede come fosse venuto in mente alla sua banda di autodenominarsi Asd, acronimo di «Associazione stronzi dementi», si irrigidisce tutto, e dice: «Forse è meglio parlarne con il mio avvocato».
Eh sì. Perché proprio quella sigla, in cui questi quattro sfaccendati rivendicavano di essere un gruppo unico, ha consentito alla Procura della Repubblica di accusarli non solo di danneggiamento o di imbrattamento, ma di essere una banda organizzata, dedicata a istoriare palazzi e automobili con pennarelli e bombolette, «con l'aggravante dei futili motivi tra cui quello di marcare il territorio, pubblicizzare le proprie geste e vantarsi sui social network». Quando il pubblico ministero Ferdinando Targetti ha deciso di fare scattare l'accusa di associazione a delinquere, un piccolo coro di garantisti dello spray si era sollevato a difesa degli indagati. Ma ieri la tesi della Procura viene accolta dal giudice Alessandra Clemente: «Zed» e uno dei suoi complici, «Arvey», vengono condannati a sei mesi di carcere, meno della metà di quanto aveva chiesto per loro la Procura. Ma la sentenza riconosce che la Asd era una banda organizzata, non una serie di individui che agivano da singoli. I due condannati limitano i danni solo perché si sono dichiarati colpevoli e hanno accettato di risarcire la collettività andando a lavorare gratis per quattrocento ore a testa in due centri di assistenza agli anziani.
Se la caveranno meglio gli altri due artisti dello scarabocchio, «Holzo» e «Nios», che negano di avere mai fatto parte del club degli «stronzi deficienti», per i quali il giudice Clemente ha disposto che gli atti dell'inchiesta vengano trasmessi al tribunale dei minori, non essendo sicuro che all'epoca in cui avvennero i danneggiamenti - tra fine 2010 e autunno 2011 - avessero già compiuto i diciott'anni. Anche se dovessero venire condannati, la pena sarà sicuramente più blanda, e eviteranno anche la corvè nei centri anziani del Comune. Che il Comune possa ottenere qualche forma di risarcimento da parte loro è improbabile, perché Palazzo Marino ha presentato la richiesta di costituzione di parte civile solo alla seconda udienza, e il giudice ha fatto cortesemente presente che i termini erano ormai scaduti. Anche se i due writer più giovani verranno condannati, per vederli risarcire anche un solo euro il Comune dovrà avviare un lungo e oneroso giudizio in sede civile.
Comunque, il principio è sancito, e la Procura spera che lo spauracchio dell'accusa di associazione per delinquere abbia qualche effetto deterrente verso le altre squadre organizzate che deturpano i beni pubblici.
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