Audrey Parker aveva optato per l'eutanasia. La truccatrice canadese, dopo la diagnosi di un cancro, aveva deciso di morire. Non si aspettava, con ogni probabilità, che in Canada decidessero sulle tempistiche della procedura.
La nazione in questione, come il Belgio e l'Olanda in Europa, si sta distinguendo per la promozione della cosiddetta 'dolce morte'. Per questa e per tutta una serie di "battaglie" considerate progressiste e osteggiate dai cosiddetti pro life. A raccontare la vicenda della Parker è stato il quotidiano La Verità, che ha messo in evidenza come un certo tipo di statalismo tenda persino a disporre sulla data di morte di una persona.
La truccatrice aveva spuntato sul calendario il giorno in cui lasciare questa terra. Tanto che si era addirittura prodigata nel componimento del proprio necrologio. Ma, a causa di un cavillo giuridico, alla Parker è stata praticata l'eutanasia con qualche mese di anticipo rispetto al periodo previsto. Questo è il tanto sbandierato diritto all'autodeterminazione? Così sembrerebbe. Ma quello della Parker potrebbe non essere stato l'unico caso interessato da questa particolarità.
Sempre sullo stesso giornale, infatti, si legge di un cospiscuo aumento delle morti per pratiche eutanasiche: "...dalle 1.179 dei primi sei mesi del 2017 alle 1.575 del secondo semestre...". La 'dolce morte', in Canada, sembra assumere i tratti di una prassi consolidata.
Ma l'ideologia sembra disposta a spingersi anche oltre: A Toronto hanno "cominciato a definire politiche e procedure per praticare l' eutanasia infantile ai loro pazienti qualora la legge lo consentisse". La 'dolce morte', in sintesi, rappresenta un settore in espansione, specie dove imperano il laicismo e il relativismo assoluto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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