Alfano non vede l'invasione: "Nessun flusso sulla rotta adriatica"

La rotta balcanica è chiusa. L'Ue teme che il flusso di migranti prenda rotte alternative, come quella del Mediterraneo Centrale o dell'Albania. Ma Alfano nega l'emergenza: "Nessun flusso sulla rotta adriatica"

Alfano non vede l'invasione: "Nessun flusso sulla rotta adriatica"

L'Unione europea è ben consapevole del rischio che il flusso degli immigrati in arrivo dalla Turchia, ora che la rotta dei Balcani Occidentali si sta chiudendo, prenda rotte alternative, come quella del Mediterraneo Centrale o dell'Albania. Solo Angelino Alfano sembra non vedere l'emergenza. E, come un disco rotto, continua ad andare in giro a ripetere che la situazione è sotto controllo. "Fino a questo momento - assicura il ministro dell'Interno - non abbiamo evidenza di questo flusso enorme di migranti in arrivo sulla rotta adriatica".

La Slovenia ieri ha annunciato la piena reintroduzione del codice delle frontiere delle Schengen. "Questo significa che i cittadini di Paesi terzi che non sono qualificati ad entrare nell'area Schengen o che non hanno fatto richiesta di asilo malgrado - mette in guardia la portavoce della Commissione Ue, Natasha Berthaud - abbiano avuto l'opportunità di farlo, non verranno ammessi in Slovenia". Una misura perfettamente in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio. Anche la Croazia e la Serbia hanno annunciato misure simili. Il confine tra Grecia e Macedonia sta diventando sempre più difficilmente valicabile e nell'area di Idomeni, nella regione greca della Macedonia Centrale al confine con la Fyrom (Macedonia) si ammassano migliaia di immigrati. La settimana scorsa il commissario europeo Christos Stylianides ne aveva stimati tra i 12 e i 15mila.

La rotta dei Balcani Occidentali è attualmente la più battuta. Da quando l'Unhcr ha preso a monitorare la situazione, nel luglio 2015, si stima che circa 700mila richiedenti asilo e immigrati abbiano passato il confine tra Grecia e Macedonia. Quasi tutti hanno proseguito il viaggio attraverso la Serbia, tentando di passare in Ungheria. Entro la fine del 2015, circa 815mila persone avevano viaggiato attraverso la Serbia, con circa 6.500 ingressi al giorno in ottobre e novembre. In settembre l'Ungheria ha preso misure draconiane per fermare il flusso, costruendo anche una barriera lunga 110 miglia, cosa che ha ridiretto il grosso dei transiti verso il confine tra Serbia e Croazia. Da metà settembre 2015, 557.743 rifugiati e migranti hanno viaggiato attraverso la Brioche, ma solo 21 hanno fatto richiesta di asilo a Zagabria. La maggior parte dei migranti dalla Croazia sono passati in Slovenia (378mila transiti tra ottobre e dicembre 2015), dove solo 144 persone hanno chiesto asilo. L'Ue ha deciso di ricollocare in tutto 160mila rifugiati in due anni da Italia, Grecia e Croazia, ma al 4 febbraio solo 279 persone sono state riallocate dall'Italia e 202 dalla Grecia, principalmente verso Francia e Finlandia. "A questa velocità - si stima - occorreranno 47 anni per ricollocare 39.600 persone dall'Italia e oltre un secolo per terminare la riallocazione dalla Grecia".

A Bruxelles la preoccupazione maggiore è che questa ondata prenda una nuova rotta. Ora che la rotta balcanica è stata definitivamente chiusa, gli immigrati potrebbero tentare la via del mare. Gli analisti hanno in mano diverse evidenze che lasciano temere il peggio, soprattutto per l'Italia. Solo Alfano sembra non accorgersene.

"Siamo abituati a fare le previsioni ma anche ad osservare la realtà - spiega Alfano - la logica ci suggerisce che con la chiusura della rotta balcanica si potrebbe aprire una rotta. Questo però ce lo fa dire la logica, ma oggi non i fatti". L'importante è che quando si aprirà la rotta adriatica, il titolare del Viminale non si faccia trovare impreparato (come sempre).

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