Sono dodici le vittime e diciassette i feriti a Tunisi, dove è esploso un autobus al bordo del quale si trovavano una trentina di uomini della Guardia presidenziale, che passavano in avenue Mohamed V, non lontano dal palazzo del ministero dell'Interno e vicino a quella che fu la sede del Raggruppamento Costituzionale Democratico (Rcd), il partito di Ben Ali.
Non è ancora chiaro se quanto successo sia da attribuire a un ordigno o un esplosivo lanciato contro il mezzo mentre era in movimento. Il ministero dell'Interno, che in un primo momento era stato piuttosto cauto, ha confermato che si è trattato di un attentato. Fonti della presidenza parlano di un attentatore a bordo, ma le voci non trovano ancora una conferma ufficiale.
Il primo ministro Habib Essid e il ministro dell'Interno Najem Gharsalli sono arrivati in serata sul luogo dell'attentato, da cui diverse ambulanze hanno portato via morti e feriti. Il presidente Beji Caid Essebsi ha annunciato di avere annullato la sua visita ufficiale in Svizzera, prevista per domani.
Dopo gli attentati di Parigi in Tunisia erano state aumentate le misure di sicurezza. Oggi il presidente Essebsi ha dichiarato uno stato d'emergenza che durerà per un mese e un coprifuoco dalle 21 alle cinque del mattino di domani e fino a nuovo ordine nell'area metropolitana di Tunisi. Misure simili erano state prese dopo la carneficina in spiaggia a Sousse e poi revocate il 3 ottobre.
La minaccia del jihad
Dalla Tunisia in migliaia sono partiti per combattere in Siria e in Iraq. Nel Paese sono attivi alcuni jihadisti legati al sedicente Stato islamico, che in passato hanno già colpito in profondità, prendendo di mira i turisti a Sousse, dove sono morte 38 persone, ma che non hanno una presenza "stabile". Prima ancora a finire sotto attacco era stato il Museo del Bardo.
Tuttavia anche altre sigle operano sul territorio, soprattutto nella zona montagnosa al confine con l’Algeria. E manca, al momento, una rivendicazione che chiarisca se le vittime di oggi vadano messe in conto a un gruppo jihadista.
La Tunisia è l'unico Paese ad essere uscito con un bilancio positivo dal fermento delle Primavere arabe del 2011, impegnata in un
percorso democratico fallito altrove e scaturito dalla Primavera dei Gelsomini, e proprio per questo potenziale obiettivo per il terrorismo dell'Isis, impegnato a destabilizzare i Paesi in cui può contare su un sostegno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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