Hanno provato a ucciderlo colpendo dall'alto. Il piano per eliminare Nicolas Maduro era questo: far esplodere dei droni durante una parata militare nel centro di Caracas. Il blitz però è fallito: gli ordigni sono esplosi prima del previsto e il presidente del Venezuela si è salvato. Sette persone sono rimaste ferite. In diretta tv si è visto come i soldati schierati per ascoltare il discorso del presidente si disperdono in preda al panico dopo l’esplosione, mentre Maduro viene subito circodanto dagli uomini della sua scorta e allontanato in tutta fratta assieme al ministro della Difesa, Vladimir Padrino (guarda il video). In tribuna c’erano anche la moglie di Maduro, Cilia Flores, e molte autorità.
La parata era stata organizzata per festeggiare l'81° anniversario della creazione della Guardia nazionale, con tanto di diretta tv. Rimasto illeso il presidente del Venezuela ha accusato la Colombia: "Non ho dubbi sul fatto che il nome di Juan Manuel Santos (presidente della Colombia, ndr) sia dietro questo attacco". Dito puntato anche contro non meglio precisati "finanziatori americani" (video).
Qualche ora dopo l’attacco è arrivata una rivendicazione da parte del "Movimento nazionale di soldati in camicia". Su Twitter il movimento si autodefinisce come un gruppo "di patrioti militari e civili, leali al popolo venezuelano che cerca di salvare la democrazia in una nazione sotto dittatura". In una dichiarazione trasmessa alla giornalista venezuelana vicina all’opposizione Patricia Poleo, che vive negli Usa, il Movimento afferma: "È contro l’onore militare tenere al governo coloro che non solo hanno dimenticato la Costituzione ma che hanno trasformato le cariche pubbliche in un osceno modo per arricchirsi". Nel comunicato, letto dalla Poleo in un video sul proprio canale Youtube, Maduro è accusato di impoverire il Venezuela: "Se lo scopo di un governo è raggiungere la maggior felicità possibile, non possiamo tollerare che la popolazione soffra la fame, che i malati non abbiano medicine, che la moneta non abbia valore, e che il sistema dell’istruzione nè istruisca nè ma solo indottrini al comunismo". La rivendicazione si conclude con un appello alla rivolta: "Popolo del Venezuela, per concludere con successo questa lotta di emancipazione dobbiamo scendere in piazza senza arretrare".
Tre ore dopo il fallito attentato Maduro ha fatto sapere che alcuni dei responsabili sono stati arrestati e che le indagini continuano.
La Colombia intanto ha respinto seccamente le accuse del presidente venezuelano, definite "assurde", e ha detto di essere estranea all’attacco contro Maduro. Con quello di oggi, sono una ventina i tentativi di ucciderlo denunciati dal presidente del Venezuela da quando nel 2013 ha preso il potere dopo la morte di Hugo Chavez.
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