Benedetto XVI ripreso per nuovo articolo sul dialogo ebraico-cattolico

Diversi rabbini di lingua tedesca e teologi cristiani hanno criticato aspramente Benedetto XVI. Il rabbino Homolka: "Incoraggia un nuovo antisemitismo su basi cristiane"

Benedetto XVI ripreso per nuovo articolo sul dialogo ebraico-cattolico

Diversi rabbini di lingua tedesca e teologi cristiani hanno bruscamente criticato il Papa emerito Benedetto XVI per il suo recente articolo sul dialogo ebraico-cattolico che appare nell'attuale numero della rivista internazionale Communio.

Si tratta di uno strumento di formazione teologica che lo stesso Joseph Ratzinger aveva co-fondato nel 1972 con due importanti teologi dell’epoca, Hans Urs von Balthasar ed Henri de Lubac.

L'articolo, di 20 pagine, uscito nell'edizione tedesca del numero di luglio-agosto di Communio, è datato 26 ottobre 2017 ed è firmato "Joseph Ratzinger-Benedetto XVI".

È stato originariamente scritto come una riflessione sul 50° anniversario del documento del Concilio Vaticano II Nostra Aetate, la dichiarazione del 1965 sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane, e doveva servire come strumento di formazione destinato ad un uso interno presso il dicastero pontificio guidato dal sessantottenne cardinale Kurt Koch, che è il presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani e della Commissione per le Relazioni Religiose con gli Ebrei.

Dopo che il porporato svizzero ha chiesto a Benedetto XVI il permesso di pubblicarlo, la sua diffusione su Communio con il titolo "Gnade und berufung ohne reue" (che sarebbe la traduzione in tedesco del passo biblico di Romani 11,29: ‘I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili’) e il sottotitolo "Anmerkungen zum Traktat De Iudaeis" ("Commenti sul trattato De Iudaeis") ha subito generato delle polemiche.

Un rabbino, Walter Homolka, rettore del collegio Abraham Geiger di Potsdam, ha accusato Benedetto XVI attraverso un'intervista concessa al settimanale tedesco Die Zeit, di incoraggiare "un nuovo antisemitismo su basi cristiane", mentre il rabbino capo di Vienna Arie Folger ha affermato al Jüdische Allgemeine, il più grande quotidiano ebraico in Germania, che è "problematico" che il precedente papa insista su una impostazione cristologica dell’Antico Testamento.

Michael Bohnke, professore di teologia sistematica all'Università di Wuppertal, ha sostenuto che "dopo Auschwitz, non mi sarebbe mai aspettato di leggere qualcosa di simile da un teologo tedesco".
Ma cosa avrà mai potuto scrivere di tanto sconvolgente il mite papa emerito?

"Dopo averlo esaminato con molta attenzione ... sono arrivato alla conclusione che le riflessioni teologiche contenute dovevano essere introdotte nel futuro dialogo tra la Chiesa e Israele", ha scritto Koch, mentre Jan-Heiner Tück, editore dell'edizione tedesca di Communio, ha affermato che il testo di Benedetto XVI è "notevole per diversi motivi" e, in un'intervista con Kathpress, ha detto che papa Francesco"ha una seconda voce", per così dire, al suo fianco, specialmente da quando l'attuale papa ha parlato delle relazioni ebraico-cristiane in Evangelii gaudium e in altre occasioni.

Tück ha detto che l'articolo di Benetto XVI fornisce "cibo esplosivo per il pensiero" e dovrebbe essere affrontato "benevolmente".

Il già papa si occupa principalmente di due questioni: la teoria della sostituzione e l'espressione del "patto mai revocato". "Entrambe le tesi - che Israele non è stato sostituito dalla Chiesa e l’Antica Alleanza non è mai stata revocata - sono fondamentalmente corrette, ma per molti aspetti sono imprecise e devono essere ulteriormente esaminate criticamente", ha scritto Benedetto XVI.

Il 17 novembre 1980, a Mainz (Germania) San Giovanni Paolo II aveva affermato che l’Antica Alleanza non è mai stata revocata e rimane ancora valida.

Benedetto XVI dimostra che non è Dio che rescinde l’alleanza, ma il popolo che viola l’alleanza con Dio. La ri-istituzione dell’Alleanza del Sinai nella Nuova Alleanza nel Sangue di Gesù, "nel Suo amore che supera la morte, conferisce all'Alleanza una forma nuova e valida per sempre".

Questa affermazione sembra un ritorno ad una visione cattolica orientata verso una conversione al cristianesimo dei fedeli delle religioni non cristiane. "L’intero percorso di Dio con il suo popolo trova finalmente la sua somma e la sua forma finale nell’Ultima Cena di Gesù Cristo, che anticipa e contiene la Croce e la Resurrezione", ha aggiunto il papa emerito.

Per Benedetto XVI non esiste realmente una sostituzione, ma un"viaggio" che conduce"a una sola realtà, con la necessaria scomparsa del sacrificio degli animali", praticato nell’Antica Alleanza,"che viene sostituito dall'Eucaristia".

Benedetto XVI ha riflettuto anche sulle differenze tra la comprensione ebraica e cristiana del Messia e sulla fondazione di Israele come stato.

La fondazione di Israele è stata una conseguenza della Shoah e un evento puramente politico, ha detto, aggiungendo che non ha alcun significato teologico e non fa parte della storia della redenzione. La Chiesa Cattolica non è d’accordo sul progetto sionista di un "insediamento fondato teologicamente", nel senso di "un nuovo messianismo politico", di uno "stato confessionale ebraico" che comprende se stesso come il compimento delle promesse divine.

La stoccata finale di Benedetto XVI è arrivato con il ricordo del secondo capitolo della Lettera a Timoteo, versetti 12-13: Se perseveriamo con Cristo "con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso".

Insomma, Benedetto XVI. vede nella questione della messianità di Gesù"il vero problema tra ebrei e cristiani". In Gesù Cristo e nel suo sangue (Eucaristia), il popolo del Sinai è stato "trasformato" in una nuova ed eterna alleanza; questo è legato anche alla distruzione del tempio pochi anni dopo la crocifissione di Gesù.

La formula "alleanza mai cancellata" può essere stata utile in passato, ma non è adatta a lungo termine"per esprimere la grandezza della realtà in modo ragionevolmente adeguato".

La Conferenza rabbinica ortodossa della Germania ha inviato una lettera aperta al cardinale Koch il 2 agosto per chiarire "se la Chiesa cattolica può apprezzare l'ebraismo contemporaneo" e come"questo apprezzamento si esprima teologicamente".

La Conferenza internazionale delle comunità confessanti il 5 agosto, invece,"con grande gratitudine"

ha accolto le parole di Benedetto XVI come un "chiarimento incoraggiante", che è stato significativo per i cristiani protestanti mentre è stato"falsamente ritratto nella stampa come anti-ebraico".

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