Sono passati alcuni mesi dal voto che ha sancito l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Londra, però, è ancora lì che tergiversa. Il governo di Sua maestà vuole dare seguito alla Brexit, ma con calma, estrema calma. E, soprattutto, tenendosi stretti quanti più vantaggi possibili. Insomma, il primo ministro Theresa May sembra avere una naturale predisposizione per la "botte piena e la moglie ubriaca". Ma andiamo con ordine.
Il famigerato "cherry picking" (prendere solo il meglio e buttare il resto) dall’Unione Eruopea, che la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva chiarito non sarebbe stato consentito a Londra dopo il referendum del 23 giugno, è invece proprio quello su cui punta la May. Il premier conservatore ha annunciato che vuole un accordo con Bruxelles che le offra la "massima libertà" per operare all’interno del mercato unico ma intende anche avere il controllo esclusivo sulle sue frontiere e, soprattuto, "tenere fuori la Corte di Giustizia" europea, vista da Londra come un nemico con le sue regole.
"Voglio dare alle compagnie britanniche la massima libertà per operare all’interno del mercato unico e consentire alle società europee a fare lo stesso qui", ha detto la May alla conferenza del partito conservatore in corso a Birmingham. Nei giorni scorsi Londra si è destata dal torpore post Brexit on le minacce del n.1 di Nissan-Renault, Carlo Ghosn, di sospendere gli investimenti nel Regno Unito se le vetture prodotte nel Paese saranno costrette a pagare un dazio per essere vendute nel resto d’Europa.
Il primo ministro britannico prevede "duri negoziati" per l'uscita del Regno Unito dall'Ue. Al contempo ha assicurato che il suo governo lavorerà per fare in modo che il Paese sia "indipendente". Nel suo discorso di chiusura del congresso annuale del partito, May ha dichiarato che è prematuro sapere quale sarà il risultato dei negoziati con i Paesi comunitari ma ha ribadito che "saranno duri" e che "richiederanno un dare e un avere". "Il Regno Unito è un Paese diverso" dopo la vittoria della Brexit nel referendum del 23 giugno, ha ricordato la premier, sottolineando che continuerà l'impegno perché le aziende britanniche continuino a commerciare con l'Europa.
Il governo vuole liste dei lavoratori stranieri
Il ministro dell’Interno britannico, Amber Rudd, ha annunciato che il governo intende chiedere alle imprese di rivelare il numero dei dipendenti stranieri per favorire l’assunzione di sudditi di Sua Maestà. "Non chiamatemi razzista" per questo, ha detto Rudd, che intende "stanare" quelle società che abusano delle regole esistenti e "spingerle a comportarsi meglio".
I primi a criticare l’idea sono stati gli imprenditori mentre, riferisce la Bbc, almeno un deputato conservatore - Rudd è intervenuta oggi alla conferenza del partito in corso a Birmingham - ha definito la proposta del ministro come "controversa" Rudd, nominato agli Interni al posto del premier Theresa May a luglio, ha spiegato che i freni extra ai lavoratori e agli studenti stranieri potrebbero essere necessari "per cambiare la tendenza" dell’opinione pubblica sull’immigrazione alla luce del voto sulla Brexit (il referendum del 23 giugno sull’uscita dall’Ue) Il ministro ha accusato le aziende di "sfuggire" alle loro responsabilità non addestrando un numero sufficienti di lavoratori britannici e ha aggiunto che "andrebbe irrigidito l’attuale sistema che obbliga le società a pubblicizzare i posti disponibili nel Regno Unito solo per 28 giorni prima di rivolgersi fuori dal Paese".
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