Theresa May fa l'ultima mossa per superare l'impasse sulla Brexit. La premier britannica, riunita con i deputati conservatori, ha detto che si dimetterà prima della "prossima fase dei negoziati" sull'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. La rivelazione è stata fornita dal deputato Tory James Cartlidge uscendo dalla riunione in Parlamento. La premier ha usato questo espediente probabilmente per compattare il fronte conservatore. I deputati Tory contrari alla leadership della May sono molti. E con questa proposta di uscita di scena in cambio dell'approvazione dell'intesa realizzata da Londra con Bruxelles, probabilmente la premier ha voluto dare un ultimo segnale di "pacificazione": "Sono pronta a lasciare l'incarico in anticipo rispetto al previsto per assicurare una Brexit ordinata".
"È stato un periodo probante per il nostro paese e il nostro partito. Ci siamo quasi, siamo quasi pronti ad aprire un nuovo capitolo e a costruire un futuro più luminoso. Prima di poterlo fare, abbiamo un lavoro da portare a termine". Queste le parole della May nella riunione. "So che qualcuno è preoccupato che, se voterete per l'accordo di uscita, lo considererò come una mandato per arrivare alla fase due senza il dibattito necessario. Non lo farò", ha aggiunto la premier. La notizia delle possibili dimissioni della May ha trovato conferma poco dopo le indiscrezioni da una nota diffusa da Downing Street. "So che c'è il desiderio di un approccio nuovo - e di una nuova leadership - nella seconda fase dei negoziati sulla Brexit - e non ostacolerò questo". Il riferimento è alla prossima fase negoziale dell'accordo fra Londra e Bruxelles.
Intanto, mentre il parlamento britannico attende la votazione, quello scozzese ha approvato una mozione simbolica con cui invita il governo di Londra ad arrestare la Brexit se non viene richiesta una proroga ai partner europei che permetta di tenere un nuovo referendum. La mozione è stata presentata dai Verdi ed è stata approvata con 89 voti favorevoli e 28 contrari.
Le reazioni di Corbyn e Johnson
L'ex ministro degli Esteri Boris Johnson, uno dei più convinti sostenitori della Brexit e che si è opposto all'accordo negoziato da May, appoggerà l'accordo stesso. Come riporta Sky News, lo ha detto lui stesso allo European Research Group. E insieme a lui, hanno cambiato idea anche altri 25 parlamentari Tory che sosterranno l'accordo dopo che la premier ha offerto le dimissioni. A riferirlo è stata la giornalista della Bbc Laura Kuenssberg. Non cambia idea invece il Dup, il partito unionista dell'Irlanda del Nord. Arlene Foster, leader del movimento, ha confermato che il suo partito "non può sostenere un accordo che costituisce una minaccia per l'integrità del Regno Unito". Nella nota diffusa dal partito, si definisce il backstop una "minaccia inaccettabile".
Il leader dei laburisti Jeremy Corbyn, su Twitter, ha invece affermato che la promessa di May per le dimissioni in caso di ok all'accordo concluso con l'Unione europea "mostra una volta e per tutte che i suoi caotici negoziati sulla Brexit sono stati frutto di una gestione di partito, non di principi o dell'interesse pubblico". Il leader del centrosinistra britannico ha poi aggiunto: "Un cambiamento di governo non può essere una toppa dei Tory, il popolo deve decidere". Secondo Tom Rayner, analista politico di Sky News, i laburisti potrebbero non votare in favore dell'accordo proprio come conseguenza della promessa di May di dimettersi in caso di approvazione dell'intesa conclusa dal suo governo. L'idea dell'osservatore è che votare a favore del piano significherebbe sia a favore della Brexit, sia a un'uscita dall'Ue potenzialmente guidata da Boris Johnson o Michael Gove.
La Camera dei Comuni, intanto, ha approvato una modifica della data della Brexit con 441 voti a favore e 105 contrari. Rimossa la data del 29 marzo - per la quale il governo aveva già ottenuto un rinvio dai partner dell'Unione europea - la modifica prevede una Brexit il 22 maggio (se Westminster approverà entro questa settimana l'accordo) oppure il 12 aprile in caso di mancato accordo.
Bocciate tutte le otto alternative
In serata è arrivata poi la bocciatura del Parlamento britannico su tutte le otto le alternative al piano Brexit di May. Nessuna ha ottenuto la maggioranza da parte dei deputati della Camera dei Comuni.
La mozione più votata è stata quella che chiedeva un referendum per confermare l'accordo. Il deputato conservatore Oliver Letwin, che è stato l'artefice di questa giornata parlamentare, non ha nascosto la sua delusione per il mancato accordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.