A due giorni dagli attentati di Bruxelles c'è ancora chi lotta tra la vita e la morte. La drammatica situazione viene spiegata da i medici dell’ospedale Erasme: "Ci sono ferite che ancora non siamo riusciti a suturare - dice al Corriere il dottor Christian Melot, capo delle urgenze -. E in una decina di pazienti almeno le ustioni sono del grado più alto. Sono tutte ferite di guerra". Il dramma è palpabile tra le corsie dell'ospedale. Sulla porta che separa la terapia intensiva dai reparti dei normali degenti è stato appeso un foglio che spiega tutto: "A causa delle condizioni dei feriti l’accesso alle corsie è proibito a tutti i familiari. Si prega anche di restare in silenzio". I parenti dei feriti ricoverati attendono in religioso silenzio. L'attesa di ricevere qualche notizia è interminabile. Il ministro belga della Sanità, Maggie de Block, osserva che su 300 feriti ricoverati 61 versano in condizioni "critiche". E con profonda amarezza rivela che "il bilancio delle vittime è destinato a salire". Quattro feriti, in stato di coma, non sono stati identificati.
Nessuna delle vittime ancora riconosciuta
Lo procura belga ha reso noto che nessuna delle 32 vittime è stata ancora ufficialmente riconosciuta. Ciò a causa del terribile stato in cui versano i resti, maciullati a seguito delle deflagrazioni: gli ordigni, infatti, contenevano chiodi, pezzi di metallo e di vetro. Intanto prosegue la processione dei parenti che sono stati convocati nei due ospedali - quello militare di Bruxelles per le vittime del metro (dove ieri si sono recati i familiari di Patrizia Rizzo) e quello di Lovanio per i morti dell’aeroporto - in cui sono stati raccolti i cadaveri. "Le operazioni di riconoscimento procedono con estrema lentezza, soprattutto a causa delle condizioni in cui sono stati ritrovati i corpi delle persone morte nella metropolitana. A ciò si aggiungono procedure burocratiche particolarmente lunghe e complesse". Al momento nessuna novità è arrivata anche per quanto riguarda il riconoscimento di Patricia Rizzo, l’unica italiana finora dichiarata dispersa.
Se esiste un elenco di dispersi, il cui numero corrisponde a quello dei corpi trovati, le autorità l’identificazione ufficiale è estremamente difficile. Quasi sicuramente sarà necessario un esame del dna. I parenti di alcune vittime (la donna peruviana morta all’aeroporto, i due belgi e la marocchina della metropolitana) hanno già comunicato la loro scomparsa, ma tutti gli altri sono in attesa di un’identificazione certa prima di diffondere i nomi.
Tutte le famiglie che non hanno notizie di un loro congiunto dopo la sua ricerca negli ospedali sono accolti all’ospedale militare di Neder-Over-Heembeek dove si trovano i resti delle vittime. A procedere ai tentativi di identificazione è la squadra della Dvi, Disaster Victims Identification, che utilizza elementi forniti dai parenti, assistiti anche da una squadra di psicologi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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