Bruxelles, la battaglia tra la vita e la morte negli ospedali

Restano estremamente difficili le operazioni di riconoscimento delle vittime degli attentati terroristici di Bruxelles, ed aumenta il rischio che almeno alcuni dei 31 morti possano restare senza un nome

Bruxelles, la battaglia tra la vita e la morte negli ospedali

A due giorni dagli attentati di Bruxelles c'è ancora chi lotta tra la vita e la morte. La drammatica situazione viene spiegata da i medici dell’ospedale Erasme: "Ci sono ferite che ancora non siamo riusciti a suturare - dice al Corriere il dottor Christian Melot, capo delle urgenze -. E in una decina di pazienti almeno le ustioni sono del grado più alto. Sono tutte ferite di guerra". Il dramma è palpabile tra le corsie dell'ospedale. Sulla porta che separa la terapia intensiva dai reparti dei normali degenti è stato appeso un foglio che spiega tutto: "A causa delle condizioni dei feriti l’accesso alle corsie è proibito a tutti i familiari. Si prega anche di restare in silenzio". I parenti dei feriti ricoverati attendono in religioso silenzio. L'attesa di ricevere qualche notizia è interminabile. Il ministro belga della Sanità, Maggie de Block, osserva che su 300 feriti ricoverati 61 versano in condizioni "critiche". E con profonda amarezza rivela che "il bilancio delle vittime è destinato a salire". Quattro feriti, in stato di coma, non sono stati identificati.

Nessuna delle vittime ancora riconosciuta

Lo procura belga ha reso noto che nessuna delle 32 vittime è stata ancora ufficialmente riconosciuta. Ciò a causa del terribile stato in cui versano i resti, maciullati a seguito delle deflagrazioni: gli ordigni, infatti, contenevano chiodi, pezzi di metallo e di vetro. Intanto prosegue la processione dei parenti che sono stati convocati nei due ospedali - quello militare di Bruxelles per le vittime del metro (dove ieri si sono recati i familiari di Patrizia Rizzo) e quello di Lovanio per i morti dell’aeroporto - in cui sono stati raccolti i cadaveri. "Le operazioni di riconoscimento procedono con estrema lentezza, soprattutto a causa delle condizioni in cui sono stati ritrovati i corpi delle persone morte nella metropolitana. A ciò si aggiungono procedure burocratiche particolarmente lunghe e complesse". Al momento nessuna novità è arrivata anche per quanto riguarda il riconoscimento di Patricia Rizzo, l’unica italiana finora dichiarata dispersa.

Se esiste un elenco di dispersi, il cui numero corrisponde a quello dei corpi trovati, le autorità l’identificazione ufficiale è estremamente difficile. Quasi sicuramente sarà necessario un esame del dna. I parenti di alcune vittime (la donna peruviana morta all’aeroporto, i due belgi e la marocchina della metropolitana) hanno già comunicato la loro scomparsa, ma tutti gli altri sono in attesa di un’identificazione certa prima di diffondere i nomi.

Tutte le famiglie che non hanno notizie di un loro congiunto dopo la sua ricerca negli ospedali sono accolti all’ospedale militare di Neder-Over-Heembeek dove si trovano i resti delle vittime. A procedere ai tentativi di identificazione è la squadra della Dvi, Disaster Victims Identification, che utilizza elementi forniti dai parenti, assistiti anche da una squadra di psicologi.

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