La Catalogna non è mai stata così vicina all'indipendenza. Oggi quasi tutti gli oltre 5,5 milioni di elettori sono andati alle urne - con un'affluenza del 77%, 9 punti in più rispetto alle elezioni del 2012 - e hanno scelto di premiare il presidente uscente, colui che è riuscito a trasformare il voto per il rinnovo del parlamento regionale in un plebiscito indipendentista.
A spoglio praticamente concluso, la coalizione degli indipendentisti catalani ha conquistato la maggioranza assoluta con 72 seggi su 135 totali del Parlamento locale: Junts Pel Sì, la lista di Artur Mas, è di poco sotto al 40% (62 seggi), quella della Cup al 8,2% (10). In campagna elettorale il partito di Mas aveva promesso una "disconnessione" graduale dalla Spagna che porterà a una vera secessione in 18 mesi. Ma prima dovrà negoziare la formazione di una maggioranza di governo secessionista, con i radicali della Cup che preferirebbero l'elezione a presidente del capolista di Junts Pel Sì, Raul Romeva.
Netta la sconfitta invece per il Partido Popular del premier spagnolo Mariano Rajoy, duramente contrario all’ipotesi dell’indipendenza, che otterrebbe solo 11 seggi e l'8,5%, superato dai socialisti del Psc (12,7% e 16 seggi), la lista di Podemos (8.9% e 11 seggi), e dal l partito moderato anti-sistema e anti-secessione Ciudadanos di Albert Rivera (17,9% e 25 seggi).
Arrivano anche i primi commenti. "Spero che il voto in Catalogna sarà un segnale di libertà", ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, durante un comizio a Varese.
"Siamo tutti vittime di una crisi non necessaria. È necessario che tutte queste scosse telluriche, come questa in Spagna, rafforzino l’Europa", ha commentato l’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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