Il metodo è quello del ricatto. Nel rispetto delle regole, beninteso, ma pur sempre un ricatto.
Perché quando le istituzioni europee si sentono in dovere, ripetutamente, di ricordare che un'eventuale Catalogna indipendente sarebbe esclusa dalla Ue, il sospetto che Bruxelles sia stata "imbeccata" da Madrid c'è eccome.
Domenica 27 settembre i catalani voteranno alle elezioni regionali, per cui è prevista una vittoria degli indipendentisti di Artur Mas. Che, in caso di vittoria, ha già annunciato che intende procedere verso l'indipendenza dalla Spagna entro un anno e mezzo.
L'ipotetico nuovo Stato sarebbe estraneo alla Ue, ma potrebbe sempre fare domanda per entrarvi. Peccato che - particolare non irrilevante - per ammettere un nuovo membro mancherebbe l'essenziale placet di Madrid.
Settimana scorsa il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis ha ribadito che un'eventuale Catalogna indipendente non sarebbe più soggetta ai trattati europei e che dovrebbe ripresentare una (vana e inutile) domanda di ammissione.
Pochi giorni prima, il governatore della Banca centrale spagnola, Luis Maria Linde, aveva anticipato che una secessione da Madrid "comporterebbe l'uscita dall'euro e implicherebbe quella dall'Unione Europea." Come non bastasse, due grandi associazioni del settore bancario spagnolo hanno annunciato di essere pronte a ritirarsi dalla Catalogna in caso di separazione dalla Spagna."
"L'esclusione della Catalogna dalla zona euro come conseguenza della rottura unilaterale del quadro costituzionale vigente
comporterebbe che tutte le entità bancarie presenti in Catalogna dovrebbero affrontare gravi problemi di insicurezza giuridica", ammoniscono la Confederazione Casse di Risparmio (Ceca) e l'Associazione della Banca (Aeb).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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