E' lunga li lista di chi negli anni si è sottomesso, forse per la paura che qualcuno desse retta alla fatwa di un imam infuocato in nord africa o anche solo per le pressioni ricevute a casa, in un Europa che sembra aver perso la propria identità. La lista è lunga, ma la riassume bene oggi Giulio Meotti dalle pagine de Il Foglio: i "Versetti Satanici" di Salman Rushdie, una puntata di "South Park", alcuni dipinti alla Tate Gallery di Londra e al Metropolitan Museum di New York, un libro della Yale University Press, il film "Submission" di Theo van Gogh e Ayaan Hirsi Ali e avanti molti altri. Tutti infedeli, alcuni pentiti hanno chiesto scusa alla temuta Umma, altri ammazzati purtroppo non hanno avuto modo. Ma l'elenco potrebbe continuare, e in effetti continua, arrivando fino alla voce "Charlie Hebdo". Laurent Sourisseau, nuovo direttore della rivista satirica, ha dochiarato alla rivista tedesca "Stern" che lo scopo delle vignette non era certo offendere i musulmani, ma "difendere il principio della libertà di espressione". Già, proprio quella di cui tutti ci riempiamo la bocca, ma che in pochi riescono a far valere sul serio, compreso il sopra citato neo direttore, il quale senza fare in tempo a chiudere la bella frase ad effetto che ne apre subito un'altra in cui ammette che CHarlie Hebdo non pubblicherà più caricature del profeta Muhammad, nè vignette il cui contenuto possa in un qualche modo offendere l'Islam.
In realtà la scioccante notizia che nei fatti ad avere vinto siano i censori tagliagole, e non solo, era stata data da uno dei disegnatori di punta, Renald Luzier, il quale aveva affermato che mai più avrebbe disegnato il volto di Maometto. Ma oggi quella che era un'indiscrezione è diventata una notizia ufficiale che suona come un ammonimento per i più arditi fan della libertà: l'Islam non si tocca, con l'Islam non si scherza, è roba che brucia per davvero.
Ma che i redattori di Charlie Hebdo la dovessero smettere di fare i "razzisti", (si, ora anche gli anarchici sono diventati razzisti) glielo avevano detto anche decine di scrittori, che in segno di protesta contro la decisione del Pen Club di assegnare il premio alla libertà di espressione proprio ai redattori del settimanale anarchico, avevano ritirato la propria partecipazione al gala annuale del club. Secondo il gruppo contrario all'assegnazione del premio, Charlie Hebdo seminerebbe "odio e intolleranza". Certo, proprio loro, freddatti a colpi di Kalashnikov sarebbero i fautori dell'odio e dell'intolleranza.
Inutile informare i sostenotori, improvvisamente diventati tanti (per paura?) dei "Je ne suis pas charlie hebdo", che la rivista in dieci anni aveva dedicato all'Islam solamente sette copertine, mentre i "cristi" presi in giro si attestavano a ventuno e un'altra
decina raffigurava ebrei intenti farne di ogni. Ma se Gesù ormai è sdoganato, il temuto profeta Muhammad non lo è. Tafazzi come siamo non ci rendiamo conto però che alla fine ad avere vinto sono stati i fratelli Kouachi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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