Ci hanno fregato: farsa europea sui migranti

L'intesa in dodici punti lascia molti dubbi: l'Italia torna a casa con nulla in mano. Ecco cosa non torna nell'accordo

Ci hanno fregato: farsa europea sui migranti

Altro che vittoria. È stata una grottesca debacle. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte arrivato a Bruxelles sventolando una promettente bozza di programma torna a casa con un pugno di mosche. E concede a Macron quelle piattaforme in territorio europeo che rischiano di trasformare l'Italia in un campo profughi. Alla Merkel regala, invece un accordo sui movimenti secondari che ci costringerà a riprenderci migliaia di migranti irregolari. La creazione in Africa di centri dove dividere i migranti da rispedire a casa da meritevoli d'accoglienza e protezione resta una vaga promessa. E nel dimenticatoio finisce anche quella radicale revisione del Trattato di Dublino che doveva portare all'immediata redistribuzione nei vari Paesi europei di tutti migranti sbarcati in Italia irregolari compresi. Ecco i dodici punti del documento finale che segnano la sconfitta italiana.

Controllo efficace delle frontiere

Approccio globale alla migrazione, che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne, una maggiore azione all'esterno e all'interno, in linea con principi e valori. Questa è una sfida per l'Europa nel suo insieme.

Parla di «controllo più efficace delle frontiere esterne dell'Ue» senza indicare come realizzarlo. E attribuisce alla Ue la riduzione degli sbarchi dal 2015 in poi. Ma quelli dalla Libia sono diminuiti solo grazie all'azione unilaterale dell'Italia dell'estate 17. Inoltre cita come uniche emergenze-sbarchi del Mediterraneo quelle di Grecia e di Spagna. Come dire che l'Italia non ha più bisogno d'aiuto.

Niente ritorno all'invasione 2015

Il Consiglio europeo è determinato a proseguire e rafforzare questa politica per impedire il ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e ad arginare ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti.

È semplicemente la continuazione del punto precedente. Si limita ad affermare la determinazione «a proseguire e rafforzare questa politica» per impedire il ritorno ai flussi incontrollati del 2015. Manca qualsiasi accenno allo spostamento verso l'Africa delle politiche di contenimento dei flussi e alla creazione di centri di raccolta. In Libia l'Italia dovrà, insomma, continuare ad agire da sola.

Collaborazione coi libici nella Sar

Per la rotta del Mediterraneo centrale, l'Ue continuerà a sostenere l'Italia e altri Stati in prima linea. Rafforzerà il suo sostegno alla regione e alla guardia costiera libica. Tutte le navi che operano devono rispettare le leggi.

Conte lo rivende come la condivisione delle politiche anti Ong. In verità il punto si limita a esplicare un lapalissiano dato di fatto. La Guardia Costiera libica opera all'interno di una Sar (zona di salvataggio) ri-assegnata a Tripoli un anno fa. Quindi ha già piena competenza su quel tratto di mare. Quanto alle Ong non serviva un Consiglio Europeo per ricordare che devono rispettare le leggi del mare.

Turchia e Spagna aiuti e sostegno

L'accordo Ue-Turchia e gli accordi bilaterali di riammissione dovrebbero essere pienamente attuati. Nel Mediterraneo occidentale l'Ue sosterrà gli sforzi di Spagna e Marocco per prevenire l'immigrazione illegale.

Promette nuovi impegni sul fronte Turchia e aiuti a Spagna e Marocco. Peccato che l'emergenza di Madrid sia poca cosa. Quest'anno la Spagna supera per la prima volta l'Italia nel numero di sbarchi con 17.781 persone contro le 16.556 del nostro Paese. Ma parliamo di numeri assolutamente inferiori alle tendenze degli anni scorsi quando l'Italia accoglieva, nel disinteresse totale, 150mila migranti all'anno.

Hotspot futuri anche in Africa

Esplorare rapidamente la possibilità di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l'Unhcr e l'Oim. Nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza creare fattore di attrazione.

L'invito a «esplorare rapidamente la possibilità di piattaforme di sbarco regionali, in cooperazione con i Paesi terzi» è l'unico vago e indeterminato accenno ai centri di identificazione e rimpatrio in Africa, vero nocciolo duro nel documento presentato da Conte. Ma la loro creazione resta indefinita nei tempi e nelle modalità visto che non si spiega neppure dove attuarli. E la Libia non è neanche menzionata.

Centri Ue in Stati di primo arrivo

Nell'Ue migranti trasferiti in centri controllati negli Stati membri, solo su base volontaria, per distinguere irregolari, da rimpatriare, e chi necessita di protezione internazionale. Fatta salva la riforma di Dublino.

Voluto da Macron segna il ko dell'Italia. Nascono centri d'internamento per migranti nei Paesi di primo arrivo affidati a Frontex e sottratti all'autorità dello Stato ospitante. Chi li rifiuta non può redistribuire i migranti. Ma è la Ue a decidere chi rimpatriare e chi ripartire. E l'Italia, dove solo il 7% dei migranti ha i requisiti per l'asilo, rischia di diventare un campo profughi controllato da guardie europee.

Fondo per l'Africa ecco 500 milioni

Seconda tranche per i rifugiati in Turchia e 500 milioni al Fondo fiduciario dell'Ue per l'Africa. Gli Stati sono inoltre invitati a contribuire ulteriormente al Fondo per l'Africa in vista del suo riassetto.

È l'unico, ma irrilevante successo dell'Italia. È un primo passo verso quell'approccio globale al problema Africa su cui finora solo l'Italia s'è impegnata finanziariamente versando le quote del Fondo per l'Africa. Ma 500 milioni sono una goccia nell'oceano di un disastro africano frutto delle politiche neo-colonialiste di una Cina che razzia le materie prime del Continente senza garantire lavoro alla manodopera locale.

Più fondi privati al continente nero

Partnership con l'Africa che miri a una sostanziale trasformazione socioeconomica del continente. Ciò richiederà finanziamenti, ma anche la creazione di un nuovo scenario che consenta un aumento degli investimenti privati.

È il proseguimento dell'utopia del punto precedente. Pensare a una «trasformazione socioeconomica del continente africano» è lodevole dal punto di vista degli intenti, ma non produce effetti a breve e medio termine. Per combattere nell'immediato il traffico di uomini bisogna colpire le organizzazioni che lo controllano. E questo può esser fatto solo dispiegando missioni militari e di polizia in Africa.

Strumenti rapidi e flessibili

Strumenti flessibili, a stanziamento rapido, per combattere i clandestini. La sicurezza interna, la gestione delle frontiere, i fondi per l'asilo e la migrazione dovrebbero includere componenti per la migrazione esterna.

È un punto oscuro ed enigmatico frutto probabilmente delle mediazioni e dei compromessi avvenuti nella notte. Difficile capire cosa siano gli «strumenti flessibili» e gli «stanziamenti rapidi». Di certo non sembra garantire alcun vantaggio concreto all'Italia che in questi anni ha dovuto far fronte con risorse proprie all'emergenza arrivando a preventivare per l'emergenza migranti fino a 5 miliardi annui.

Facilitare i rientri degli irregolari

Controllo efficace delle frontiere esterne col sostegno finanziario e materiale Ue e intensificare l'effettivo rientro degli irregolari. Rafforzare il ruolo di Frontex anche nella cooperazione con i Paesi terzi.

Anche qui manca qualsiasi riferimento a politiche di contenimento dei flussi sulle coste africane e alla creazione di centri d'identificazione in Libia. Positiva la richiesta di utilizzare il peso politico e finanziario della Ue per siglare accordi di rimpatrio con i Paesi africani che renderebbero molto più agevole l'espulsione delle centinaia di migliaia di irregolari presenti sul nostro territorio.

Basta movimenti secondari

I movimenti secondari dei richiedenti asilo tra Stati membri rischiano di compromettere l'integrità del sistema comune di asilo e di Schengen. Gli Stati membri adottino tutte le misure legislative e amministrative necessarie.

Era la postilla indispensabile alla Merkel per soddisfare il ministro degli interni Horst Seehofer pronto a far cadere il suo governo. L'Italia doveva concederla solo in cambio d'impegni sugli hotspot in Africa e sul cambiamento radicale del Trattato di Dublino. Conte l'ha accettata in cambio di nulla. Ora rischiamo di doverci riprendere migliaia di migranti irregolari sbarcati da noi e transitati in Germania.

Carta di Dublino, la riforma slitta

Trovare consenso sul regolamento di Dublino per riformarlo ed equilibrarlo tra responsabilità e solidarietà, considerando chi sbarca in operazioni di ricerca e salvataggio. Ulteriore esame per la proposta su procedure di asilo.

«Chi sbarca in Italia sbarca in Europa» ripeteva Conte, sottolineando la necessità di un capovolgimento del Trattato di Dublino che prevedesse non solo la ridistribuzione degli aventi

diritto all'asilo, ma anche dei migranti irregolari. Invece veniamo congedati con generici impegni a un consenso sulle modifiche a Dublino. Come dire il nulla. Anche perché la prima relazione sul tema arriverà solo ad ottobre.

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