All'indomani dal malore avuto durante le celebrazioni per il 15° anniversario dell'11 settembre, Hillary Clinton è stata costretta ad annullare il viaggio di due giorni in California che avrebbe dovuto cominciare oggi per campagna elettorale. Per corroborare la vulgata secondo cui la candidata alla Casa Bianca abbia la polmonite, fanno sapere che "nelle ultime settimane si sono ammalati anche altri membri dello staff". Ma l'ombra della malattia torna a gravare pesantemente sulla campagna elettorale. Tanto che i democratici stanno iniziando a valutare la possibilità di candidare Joe Biden.
Donald Trump, finora rimasto in silenzio, si è espresso oggi augurandosi che Clinton guarisca presto, ma sottolineando come la salute sia a sua parere una questione importante per la campagna elettorale. Tanto che ha annunciato che presto diffonderà informazioni dettagliate sul proprio stato di salute. "Penso che sia una questione - ha detto a Fox News - in realtà la scorsa settimana ho fatto un esame e... quando i risultati arriveranno pubblicherò numeri molto specifici". Il 70enne magnate newyorkese ha, poi, aggiunto: "Spero che (Clinton) guarisca e torni in pista, e che la vedremo al dibattito". L'ex segretario di Stato aveva in programma per oggi e domani eventi a San Francisco e Los Angeles e sarebbe dovuta comparire nel programma registrato Ellen, dell'attrice e presentatrice Ellen DeGeneres. Ma il malore l'ha portata a disdire gli appuntamenti e ora gli occhi sono puntati sul primo dei tre dibattiti presidenziali, in programma per il 26 settembre, a cui si riferiva appunto Trump. A Hillary Clinton, secondo quanto ha annunciato il suo medico Lisa Bardack, è stata diagnosticata una polmonite: sta assumendo antibiotici e le è stato consigliato di stare a riposo.
Il malore di domenica e soprattutto il fatto che la Clinton abbia tenuto la notizia nascosta fino alle impietose immagini di ieri a Ground Zero (guarda il video), ha riaperto la questione della salute della 68enne aspirante inquilina della Casa Bianca. Se Hillary si dovesse dimettere tornerebbero in gioco nomi: quello più accreditato, e più sostenuto dall'establishment di partito, è sicuramente il vice residente Joe Biden, che a lungo meditò se candidarsi per poi escluderlo dopo la morte del figlio Beaux.
Papabili, ma meno credibili, il segretario di Stato John Kerry, che nel 2012 raccolse il testimone di Hillary dopo le dimissioni dal Dipartimento di Stato, anche in quel caso per motivi di salute, e l'attuale candidato alla vicepresidenza, Tim Kaine. Tornerebbe in auge invece il senatore Bernie Sanders, che durante le primarie ha raccolto molti consensi soprattuto dall'ala più progressista e "socialista" dell'elettorato democratico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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