Le proposte di legge per la legalizzazione della marijuana in Italia sono state più di una: dalle storiche lotte di Marco Pannella e Radicali degli anni '70 fino agli estemporanei exploit di Rifondazione Comunista e Verdi nei decenni seguenti, la discussione sulle droghe leggere ha sempre trovato il modo di apparire sui giornali e nelle conversazioni degli italiani. Di recente si è tornato a parlare in modo insistente della questione grazie al progetto del senatore Benedetto Della Vedova che ha scritto insieme ad altri 218 parlamentari una nuova proposta.
Dopo l'inizio nei Radicali, Della Vedova è passato nel Popolo delle Libertà di Berlusconi e poi in Scelta Civica di Monti, prima di mollare i partiti classici e andare nel Gruppo Misto. Un mix di fazioni che rispecchia quello dei firmatari della sua proposta dato che da Forza Italia fino al Partito democratico e al Movimento 5 Stelle sono presenti rappresentanti di tutti i partiti italiani più grandi esclusa la Lega Nord. Una dimostrazione che la proposta di legge questa volta potrebbe essere presa sul serio o almeno perdere quello status di lotta personale o momento di gloria di qualche politico isolato. Nelle richieste dei firmatari tre punti chiave: la depenalizzazione della cannabis per uso ricreativo (con un limite di cinque piantine a persona), la creazione di associazioni private con un massimo di cinquanta iscritti per la coltivazione e rivendita agli associati e soprattutto il passaggio degli introiti allo Stato tramite monopolio. Un modello simile a quello spagnolo dove i cosiddetti club della cannabis prosperano. Un altro spunto preso a esempio è sicuramente quello degli Stati Uniti: qui ogni stato ha diverse forme di legge per consentire l'uso di marijuana. In Colorado e Washington è del tutto legale, in California e in un'altra decina di stati solo quella per uso medico è accettata.
Da un anno e mezzo nello stato del Colorado l'uso di cannabis è legale per tutti i maggiorenni. Settecento milioni di dollari i guadagni di questo nuovo campo che essendo nato da zero possono considerarsi ottimi. Ma la vera notizia, ed è stata una sorpresa anche per gli americani, riguarda gli introiti arrivati allo Stato: a Denver, sede del governo locale, sono giunti in tasse solo 53 milioni di dollari, di meno rispetto ai 70 preventivati dagli stessi organi governativi prima della liberalizzazione. Uno dei motivi, spesso non considerato nell'analisi italiana, è che anche nel moderno Colorado molti fumatori di cannabis hanno continuato a comprare l'erba dagli spacciatori perché quella legale nei negozi costa molto di più. Un problema non da poco che si dovrà affrontare anche nel caso della situazione italiana. Le note positive per lo stato arrivano da altri fattori: né gli incidenti stradali né i crimini violenti sono aumentati nel periodo in cui la marijuana è stata legale come molti detrattori pensavano. Inoltre questo mercato è in costante aumento perciò anche i guadagni delle casse statali cresceranno, ma l'esempio del Colorado può far capire come i benefici non siano istantanei. “Da noi nel primo anno sono arrivati clienti da tutti gli stati americani, per la precisione da 48 di 50 stati, nonché da undici nazioni straniere – spiega Ryan Fox, titolare di The Grass Station, uno dei rivenditori di punta di Denver - Non si tratta di un esperimento sociale, questo è già un nuovo settore dell'economia. Ha aiutato l'occupazione, il turismo e la lotta al crimine. I benefici sono superiori agli svantaggi. Nell'ultimo anno ho dovuto assumere altro personale e stringere accordi con delle panetterie per creare prodotti commestibili con la marijuana e con delle agenzie di grafici per il merchandising. Tutte attività che erano in crisi e che hanno giovato dell'apertura di un nuovo ed enorme settore lavorativo”.
La situazione della California può considerarsi più simile a ciò che potrebbe succedere in Italia. Di fatto nello stato di Los Angeles può fumare solo chi ha una tessera medica, ma ottenerla è molto facile: basta trovare dottori compiacenti, e ce ne sono in quantità, che in cambio di cento dollari o poco più scrivono un certificato medico per una malattia banale, come l'insonnia o il mal di schiena, e con questo foglio si può andare a comprare la cannabis nei negozi che la vendono. Con la “medical marijuana card” si entra nel club dei clienti autorizzati e si può così andare dai rivenditori e acquistare l'erba nei limiti della legge, dato che sono consentite piccole quantità. Più di cento milioni di dollari in tasse sono arrivati in questo modo nelle tasche del governatore, un introito niente male che sta facendo pensare al governo di aprire il mercato a tutti, ma anche a causa dei dati del Colorado c'è qualche timore. Per ora la California comunque ne trae soprattutto benefici: nell'occupazione (non solo quella di rivenditori e affini, ma anche per i contadini che coltivano i campi e assumono nuova forza lavoro) e nella lotta al narcotraffico. I cartelli messicani hanno diminuito nettamente l'importazione illegale di erba in California, anche se restano comunque alte quelle di droghe pesanti. Una situazione simile a quanto potrebbe accadere in Italia con la lotta al traffico di marijuana proveniente da Albania e Balcani spesso smerciata da Mafia e Camorra.
L'apertura di un nuovo mercato non deve essere sottovalutata: proprio in California paragonano gli effetti della liberalizzazione della marijuana a quelli portati negli anni passati dal vino. Grazie al clima simile della costa californiana con il Mediterraneo, si è cominciato a partire dal 1970 a Los Angeles e dintorni a produrre vino in grandi quantità. Non si contano gli articoli di fine anni '90 sul fatto che l'industria enologica americana sottraesse clienti a Italia e Francia nella produzione della bevanda. Quello che all'inizio era solo una nota di costume, è diventato un settore fiorente tutt'oggi più solido che mai. La Napa Valley, dove si concentrano la maggior parte di vitigni della California, dà lavoro a centinaia di migliaia di persone e il vino californiano non è più un qualcosa di esotico, ma una fonte netta di guadagno per il governo dello stato americano.
Negli Stati Uniti sono sicuri che con la cannabis l'esperimento si potrebbe ripetere e i frutti potrebbero essere ugualmente consistenti. L'Italia potrebbe tentare una via simile, diventando leader in Europa nella produzione di canapa e creando allo stesso tempo una nuova fonte di incasso per lo stato nonchè migliaia di posti di lavoro.
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