Siria, così Putin è riuscito a isolare Obama

Accordo di cooperazione russo-israeliano per operare in Siria. Dall'asse con Assad all'intesa con l'Iran: ecco come Putin è riuscito a isolare politicamente Washington

Siria, così Putin è riuscito a isolare Obama

Invia armi, stringe alleanze e rassicura gli alleati. È una Russia che gioca il ruolo da protagonista in Siria. Dopo l'incontro di ieri con il premier israeliano Benjamin Netanyahu è chiaro come Vladimir Putin stia prendendo possesso dello spazio geopolitico nello scacchiere mediorientale confinando ai margini Barack Obama.

Prima mossa - Sostegno ad Assad

La Russia ha legami antichi con la Siria ma soprattutto ha l'unico sbocco sul Mediterraneo: il porto di Tartus. Fin dalla prime battute della guerra nel 2011, Mosca non ha mai fatto mancare il suo sostegno ad Assad. In un'intervista alla Abc la portavoce di Assad, Bouthaina Shaaban, ha detto che la Russia ha svolto un ruolo di consulenza "Sappiamo che i russi non faranno nulla se non insieme al governo e all'esercito siriani". Intanto, come riportato da fonti americane, Mosca sta allargando il proprio contingente nella regione costiera siriana, la stessa che ha dato i natali al gruppo alawaita di cui fa parte Assad. L'invio di altri caccia, il sorvolo dei droni, e il possibile allargamento degli uomini stanziati a Latakia sono il segno più ampio del supporto al regime.

Seconda Mossa - Legami con l'Iran

Mentre Russia e Bulgaria litigavano sulla decisione di Sofia di chiudere lo spazio aereo per i voli diretti da Mosca alla Siria, l'Iran aprì il proprio per permettere il passaggio dei cargo. In un articolo apparso sul Wall Street Journal emerge che Russia e Iran stanno aumentando il loro coordinamento a supporto del regime in funzione anti-Isis. Non è un caso che il comandante delle guardie rivoluzionarie Quds, il generale Qassem Soleimani, sia stato in visita a Mosca. A giro stretto il ministro degli Esteri russo, Lavrov ha incontrato l'omologo iranaiano Javad Zarif e quello siriano Walid al Moallem. Sempre sul Wsj si legge che le forze cooperano soprattutto intorno a Latakia. Nella giornata di oggi il vice ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian ha di fatto confermato la collaborazione: "Mosca e Teheran intendono usare tutte le possibilità e il potenziale per contribuire a uscire dalla crisi in Siria".

Terza mossa - La nuova alleanza con Israele

Ieri Putin e Netanyahu sono rimasti a colloquio per ben due ore definendo una strategia in tutta la regione. Netanyahu fin da subito ha parlato della paura di Israele del legame tra Assad ed Hezbollah, temendo che alcuni armamenti russi possano finire al gruppo sciita libanese. Su questo Putin ha promesso di restare vigile, rassicurando il nuovo alleato che ne Hezbollah ne Assad sono in grado di aprire un fronte sulle alture del Golan. In più i due paesi nell'incontro di ieri hanno raggiunto un accordo per "meccanismo di prevenzione dei conflitti tra i due paesi in Siria" vale a dire che i due si coordineranno prima di eventuali azioni militari in territorio siriano. Non è un caso, infatti, che alla riunione di ieri fossero presenti anche Gadi Eisenkot, capo di stato maggiore dell'esercito israeliano e Herzl HaLevi comandante dell'intelligence militare.

Quarta mossa - L'apertura agli Usa

Non solo armi sul suolo siriano e strette di mani, la Russia di Putin telefona e allaccia relazioni e questo vale anche con gli Usa. Settimana Ash Carter, numero uno del Pentagono e Sergei Shoigu, ministro della Difesa russo hanno avuto una conversazione telefonica definita "costruttiva" sul fatto che i due paesi devono cooperare per risolvere il caos in cui si trova la Siria. Non è ancora chiaro come i due possano operare ma è molto significativo che Mosca abbia deciso di riaprire un canale diplomatico con Washington dopo la crisi in Crimea.

In questo risiko diplomatico gli Stati Uniti annaspano.

Incassano il sostegno dell'Australia che ha iniziato i raid contro l'Isis ma viene travolta dallo scandalo interno sugli aiuti ai cosiddetti ribelli moderati. E intanto la Russia tesse una tela diplomatica che confina Obama ai margini della politica internazionale.

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