C'è il rischio di uno scontro militare nei Balcani se l'Europa non dovesse riuscire a gestire l'emergenza immigrazione: sono parole che pesano come pietre quelle pronunciate lunedì scorso da Angela Merkel nel corso di un incontro della Cdu a Darmstadt, in Assia.
Rivolgendosi agli esponenti del suo stesso partito, il cancelliere ha rigettato con forza le richieste di chi, da più parti, chiede un giro di vite nella politica dell'accoglienza dei richiedenti asilo. Da diverse settimane, infatti, esponenti della stessa maggioranza di governo, delle istituzioni e della società civile (non ultimi i sindacati di polizia federali, ndr) attaccano la politica del governo di Berlino, anche alla luce dei segnali che arrivano dagli Stati confinanti.
La vittoria in Polonia di un governo di destra con posizioni molto dure verso l'immigrazione clandestina; la proposta austriaca di erigere un muro al confine sloveno; il fallimento del sistema delle quote: sono tutti fattori che concorrono ad aumentare la pressione sulla Germania e sul cancellierato della Merkel. Che però non lascia e anzi raddoppia, sfidando a viso aperto i propri critici: parlando dell'ipotesi di barriere confinarie anti-migranti la Merkel ha detto di "non volere che conflitti militari si rendano ancora necessari in quelle regioni."
Il riferimento, pesantissimo, è alle guerre balcaniche degli anni Novanta del secolo scorso. La costruzione del muro ungherese ha spostato almeno in parte i flussi verso Croazia, Slovenia e Romania. Una chiusura della frontiera austriaca, ha spiegato il cancelliere, "porterebbe gravi contraccolpi": l'ipotesi del muro, Merkel regnante, è quindi fuori discussione.
Il rischio, avverte Die Zeit, sarebbe quello di una chiusura a catena delle frontiere di molti altri Stati confinanti. Peccato però che già da tempo i Paesi europei abbiano già deciso di fare ciascuno per conto proprio, alle prese con un'opinione pubblica interna e difficoltà logistiche molto diverse.
Angela Merkel, però, sembra molto attenta a calcolare rischi ed opportunità politiche che potrebbero scaturire da questa situazione: in agosto si era presa gli applausi di mezza Europa annunciando l'apertura delle porte della Germania per i profughi siriani, dimenticando che la concessione dell'asilo viene valutata caso per caso.
Ora, parlando di fronte a una platea politicamente amica, agita lo spettro dell'avvento al potere dell'estrema destra e degli anti-islamici di Pegida: un fantasma che nella Germania di oggi fa ancora paura.
"Dobbiamo fare un grande respiro e procedere un passo per volta - è l'appello del cancelliere - Ce la possiamo fare?". Si tratta di una domanda dalla cui risposta dipenderà la storia politica della Germania di domani.
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