David Sassoli (Pd) è stato eletto presidente del parlamento Ue

L'eurodeputato Pd eletto alla seconda tornata: "Recuperiamo lo spirito dei padri fondatori e mettiamo fine ai guasti del nazionalismo". L'ira di Salvini: "Non si rispetta il voto degli elettori"

David Sassoli (Pd) è stato eletto presidente del parlamento Ue

Dai primi passi nei quotidiani locali a Strasburgo. David Sassoli è stato eletto presidente del Parlamento europeo alla seconda votazione con 345 voti. La sua è una storia umana e politica legata in maniera indissolubile al Partito democratico e, appena ha preso la parola, ha subito messo in chiaro che lavorerà per "porre fine ai guasti del nazionalismo". Un proposito che rischia di acuire ulteriormente le già forti divisioni che minano la tenuta dell'intera Unione europea. Matteo Salvini ha subito criticato la nomina sottolineando che "non ha rispettato il voto degli elettori italiani ed europei" dello scorso maggio.

"Ha inizio una legislatura di grande responsabilità perché nessuno può accontentarsi dell'esistente, siamo immersi in cambiamenti epocali". Alla prima tornata Sassoli si ferma a 325 preferenze. Quei sette voti mancanti arrivano, però, al secondo scrutinio che lo incorona nuovo presidente dell'Europarlamento. Un risultato subito osannato da Nicola Zingaretti e dall'intero establishment del Pd. "Un Italiano del Pd tra le massime figure delle istituzioni europee", ha esultato Nicola Zingaretti su Twitter. "Il governo Italiano ha fatto danni e ci ha isolato - ha, poi, continuato il segretario nazionale piddì - il Pd c'è e conta". A questo punto l'obiettivo del nuovo presidente è ridare all'Unione europea quel ruole che le forze sovraniste ed euroscettiche vorrebbero fortemente riformare ridando ai singoli Paesi più potere. "In questi mesi - ha detto - in troppi hanno scommesso sul declino di questo progetto e dobbiamo avere la forza di rilanciare il processo d'integrazione cambiando la nostra Unione per dare risposte al senso di smarrimento".

Gli esordi da giornalista vedono Sassoli impegnato lontano dai riflettori dei media mainstream. È infatti nelle testate locali e nelle agenzie di Firenze, dove nasce nel 1956, a muovere i primi passi. Il suo volto entra nelle case degli italiani negli anni Novanta quando inizia a lavorare con Michele Santoro a Il Rosso e il Nero. E, dopo aver condotto il Tg1 ed essere stato, con Gianni Riotta alla direzione, vice direttore della testata della rete ammiraglia del servizio pubblico, approda in politica e quindi a Strasburgo dove è stato vicepresidente del Parlamento europeo nella passata legislatura e capo delegazione del Pd in quella precedente. Le parole d'ordine pronunciate oggi in Aula dopo la nomina seguono la narrazione che i dem hanno espresso in tutti questi anni, dal contrasto alle forze nazionaliste all'accoglienza degli immigrati.

È stato proprio su quest'ultimo tema che Sassoli ha maggiormente pungolato l'Europarlamento denunciando l'eccessivo "scaricabarile fra governi" e invocando la riforma del Regolamento di Dublino. Lo dovete ai cittadini europei che chiedono più solidarietà fra gli Stati membri - ha chiosato - lo dovete alla povera gente per quel senso di umanità che non vogliamo smarrire e che ci ha fatto grandi agli occhi del mondo". Anche per quanto riguarda l'agenda economica ha invocato la "protezione sociale" a fronte delle fattive esigenze di crescita. "Dobbiamo dotarci di strumenti adeguati per contrastare le povertà, dare prospettive ai nostri giovani, rilanciare investimenti sostenibili, rafforzare il processo di convergenza tra le nostre regioni ed i nostri territori", ha detto. Ma è stato contro le spinte sovraniste che ha pronunciato le parole più dure. "Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi - ha spiegato - ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi".

Quindi la stoccata coclusiva: "Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l'antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia".

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